La
formazione dei Vangeli
La nascita dei Vangeli è
frutto di una complessa evoluzione, che gli studiosi del Nuovo
Testamento hanno cercato di analizzare, fino a produrre teorie che
spiegano i vari elementi di somiglianza e differenza che si trovano
tra i quattro libri.
Per delineare tale
processo sono stati necessari anni di ricerca di molti studiosi i
quali hanno elaborato un'ipotesi molto probabile di come devono
essere andate le cose.
Gesù ha predicato, e si
è scelto e formato dei discepoli. Essi hanno ascoltato per tre anni
la sua parola, una parola che doveva avere un criterio di
ripetitività: predicando nei villaggi, nelle sinagoghe, Gesù si
trovava di fronte un uditorio sempre diverso, al quale proponeva lo
stesso identico messaggio; ciò vale sicuramente se consideriamo
archi di tempo limitati. Insegnamenti diversi possono essere stati
forniti in fasi diverse del suo ministero. Inoltre, Gesù ha dedicato
una parte del suo ministero pubblico alla formazione più specifica
del gruppo ristretto dei dodici, evitando di proposito le folle.
Questo carattere di
ripetitività è in linea con il modo di insegnare del tempo. I
rabbini usavano ripetere molte volte le loro lezioni, perché si
imprimessero nella memoria dei discepoli.
L'esigenza di insegnare a
memoria nasce dal fatto che la scrittura era impraticabile in
condizioni normali. Mentre tutti sapevano leggere, pochissimi
sapevano scrivere, ed erano i cosiddetti scribi. Si scriveva su
tavolette o su fogli di papiro. In entrambi i casi scrivere era un
procedimento estremamente laborioso, che non poteva essere usato
nella vita quotidiana e nel rapporto maestro-discepoli.
Il gruppo degli apostoli,
dopo la Pasqua di Gesù, ha iniziato ad annunciare a Gerusalemme la
sua risurrezione e la sua dignità messianica. La primitiva comunità
cristiana annuncia oralmente la buona notizia di Gesù messia.
È un annuncio o Kerigma dal contenuto essenziale: lo troviamo ripetutamente nelle "prediche"
di Pietro e Paolo che sono riportate negli Atti degli Apostoli. Tali
prediche sono un autentico vangelo in miniatura, sullo stesso schema
che ritroviamo nei vangeli sinottici: si parla del battesimo di
Giovanni, poi qualche accenno alla predicazione di Gesù in Galilea e
ai suoi miracoli, il viaggio a Gerusalemme, la condanna alla morte di
croce e la resurrezione.
Gli apostoli, dunque,
raccontavano a voce gli episodi di cui erano stati testimoni durante
la loro vita con Gesù e ripetevano, a chi non l'aveva conosciuto, le
sue parole e i suoi insegnamenti.
Lentamente i ricordi ed i
racconti su Gesù assunsero una forma ben precisa, che si conservava
nel processo seguente di trasmissione. I detti e i fatti di Gesù,
ricordati e riproposti dalla predicazione apostolica, si sono fissati
ben presto in una forma determinata. Sono stati insegnati e ripetuti
molte volte, spesso senza conteso e con collegamenti vari tra le
unità elementari. Così anche i racconti degli avvenimenti
principali della sua vita hanno presto preso forma e si sono
tramandati in modo costante e fedele.
Bisogna notare questo: la
comunità non crea il contenuto della predicazione, ma ne elabora la
forma letteraria attraverso la quale trasmette il messaggio su Gesù.
L'annuncio cristiano antico, infatti, non era lasciato alla libera
iniziativa dei singoli, ma strettamente controllato dalla comunità
apostolica di Gerusalemme; aveva un rigido carattere di tradizione
che passava fedelmente da persona a persona e si basava sulla
testimonianza autorevole dei testimoni oculari.
Gli insegnamenti
apostolici su Gesù non rimasero puro insegnamento orale, ma presto,
anche se gradualmente, furono messi per iscritto.
Come sono nate, e perché,
le prime composizioni letterarie basate sulla predicazione della
chiesa?
I motivi per cui si è
iniziato a scrivere
Il motivo va cercato
nelle tre esigenze delle prime comunità:
la celebrazione della
· liturgia: per celebrare occorrono testi da leggere; la catechesi o
formazione dei credenti: i catechisti avevano bisogno di testi di
riferimento sui quali basare il proprio insegnamento; l'attività
missionaria di annuncio ai non credenti, per la quale era necessario
avere tra le mani perlomeno dei promemoria contenenti gli
insegnamenti e le parole significative dette da Gesù.
Per svolgere queste
fondamentali funzioni la comunità degli apostoli ha ricordato le
parole di Gesù ed ha raccontato gli episodi della sua vita.
Altri elementi
determinanti per la nascita letteraria degli episodi evangelici sono
i bisogni pratici delle comunità. Sono anch'essi essenzialmente tre:
la determinazione del comportamento pratico dei cristiani
nell'incontro con culture e stili di vita diversi; la difesa contro
accuse, calunnie e fraintendimenti, a cui le comunità erano
soggette, sia da parte ebraica che pagana; il ricordo affettuoso e
gratuito dell'"amico" Gesù.
Per rispondere a tali
esigenze occorrevano racconti già elaborati o la composizione di
nuovi racconti, attingendo alla memoria e alla testimonianza degli
apostoli.
Questo lavoro letterario,
che ha visto impegnate molte persone per diversi anni, non è stato
solo frutto dell'attività umana: i credenti sono certi del fatto che
gli apostoli e gli uomini della loro cerchia hanno collaborato con lo
Spirito di Dio, e lo Spirito li ha guidati al ricordo e alla
comprensione di quanto Gesù aveva fatto e detto, secondo la parola
di Gesù.
Il kèrigma (chèrigma) letteralmente significa: "gridare" o "proclamare", come un banditore, è la parola usata nelNuovo Testamento per indicare l'annuncio del messaggio cristiano.
I quattro
Vangeli un solo messaggio
Marco scrisse per primo
il suo Vangelo, intorno al 65 d. C. circa, rifacendosi alla
predicazione di Pietro. Seguirono Matteo e Luca, che, secondo alcuni
studiosi, utilizzaronomentrambi il testo di Marco, uniitamente a
un'altra fonte comune, fonte Q (dal tedesco Quelle,
significa “fonte”).
- I Vangeli di Marco, Matteo e Luca sono detti “sinottici”. Se si confrontano tra loro mettendoli in colonne parallele nella stessa pagina, infatti, è possibile cogliere le molteplici affinità e i frequenti parallelismi esistenti tra i tre Vangeli. Tali affin ità e parallelismi sono dovuti al fatto che i sinottici usarono tradizioni orali e fonti scritte comuni.
- Giovanni scrisse per ultimo il suo Vangelo, rielaborando i materiali in modo autonomo.
Ogni
Vangelo presenta una propria visione teologica, cioè un modo
specifico di interpretare la persona e l'opera di Gesù: questo è
determinato dal fatto che ciascun evangelista scriveva per un
pubblico diverso. Nonostante ciò, l'annuncio di fee è uno solo: per
questo possiamo parlare del Vangelo in modo unitario.
I vangeli
sinottici
Matteo
Il Vangelo secondo Matteo
è il primo dei quattro Vangeli canonici, ed è il più lungo
dei Vangeli: ventotto capitoli, contro i ventiquattro di Luca, i
ventuno di Giovanni e i sedici di Marco.
È attribuito al
pubblicano di cui è narrata al capitolo 9 la chiamata a seguire
Gesù.
È stato considerato per
molti secoli il più antico dei quattro Vangeli; studi recenti,
invece, lo hanno situato al secondo posto dopo il Vangelo secondo
Marco per questo motivo viene datato attorno all'80 d.C..
Fin dall'inizio, il
vangelo di Matteo si presenta come uno scritto in ambiente giudaico e
rivolto a un pubblico giudaico: la sua genealogia del Messia si ferma
ad Abramo, capostipite del popolo ebraico, mentre quella di Luca
arriva fino ad Adamo, il primo uomo, dando così al messaggio del
cristianesimo una dimensione universalistica che va oltre i confini
di Israele.
Un antico testo di Papia,
vescovo di Gerapoli in Asia Minore (110 o 120 d.C.) riferito dallo
storico cristiano Eusebio di Cesarea (263-339), dice: "Matteo
ordinò i discorsi". Anche se non tutti sono d'accordo su questa
tradizione, va comunque citata perché sostiene che Matteo abbia
scritto davvero il primo vangelo in aramaico, da cui Marco avrebbe
tratto molti spunti per scrivere il suo, e sarebbe stato tradotto in
greco dopo lo scritto marciano occupando, così, il secondo posto.
Anche il sacerdote Origene, secondo lo stesso Eusebio, riferisce che
il primo vangelo si rivolgeva ai credenti venuti dal giudaismo. In
effetti è considerato il "vangelo palestinese" per
eccellenza
Marco
Il
Vangelo secondo Marco è, secondo l'ipotesi maggiormente condivisa
dagli studiosi, databile attorno al 65-70, probabilmente a Roma,
sulla base di precedenti tradizioni orali e scritte, probabilmente in
parte in aramaico. La tradizione cristiana lo attribuisce a
Giovanni-Marco, compagno di predicazione di Pietro.
È composto da 16
capitoli e come gli altri vangeli narra il ministero di Gesù,
descrivendolo in particolare come il Figlio di Dio con numerose
precisazioni rivolte ai Romani e ai non ebrei.
Marco si rivolge ad una
comunità mista, composta da cristiani provenienti dal giudaismo e
dal paganesimo. In essa è marcato l'interesse per la missione
universale di annuncio del Vangelo.
Luca
Il Vangelo secondo Luca è
l'autore del terzo Vangelo e di un'altro testo bilbico: gli Atti
degli Apostoli. Questo
presenta in maniera pronunciata un ritratto misericordioso di Dio e
di Gesù.
Secondo l'antica
tradizione ecclesiastica, l'autore del terzo vangelo è san Luca, un
collaboratore serio e fidato dell'apostolo Paolo menzionato nel
versetto Fm 24 , nella 2Tim 4,11 e nella Col 4,14 dove viene chiamato
il caro medico.
Il Vangelo di Luca è
stato scritto dopo il 70 d.C. (data della distruzione di Gerusalemme
da parte di Tito).
Circa il luogo della
composizione, non abbiamo a nostra disposizione testimonianze
ecclesiastiche. Come già detto, molte indicazioni mostrano che
l'autore conosce bene il mondo del Mediterraneo e sembra conoscere
poco la situazione della Palestina. Si pensa e presuppone perciò che
Luca abbia scritto la sua opera fuori della Palestina, nella regione
orientale del Mediterraneo.
I Vangelo
di Giovanni
Il Vangelo secondo
Giovanni è uno dei quattro vangeli canonici, il quarto in base
all'elencazione tradizionale.
Nella versione
pervenutaci è scritto in greco. Secondo l'ipotesi maggiormente
condivisa dagli studiosi il testo ha avuto molteplici redazioni,
l'ultima delle quali databile attorno al 100. La tradizione cristiana
lo attribuisce a Giovanni, il "discepolo che Gesù amava".
L'esegesi moderna preferisce tuttavia parlare di una redazione da
parte di una "scuola giovannea" che faceva riferimento
all'insegnamento dell'apostolo, operante a Efeso.
È composto da 21
capitoli e come gli altri vangeli narra il ministero di Gesù.
Diversamente dagli altri tre vangeli, detti sinottici, il vangelo di
Giovanni presenta numerose lacune e aggiunte proprie, con notevoli
digressioni teologiche. In particolare Gesù viene identificato con
il Logos divino, preesistente dalla formazione del mondo.