mercoledì 24 dicembre 2014

La Bibbia al tempo di Gesù

Il testo della Bibbia nel I secolo

Al tempo di Gesù, cioè nel I secolo d.C., era già stato fissato il canone per quanto riguarda la Thora e i libri di genere storico e poetico.

Il canone biblico è, negli ambiti ebraico e cristiano, l'elenco dei testi contenuti nella Bibbia, riconosciuti come ispirati da Dio e dunque sacri, normativi per una determinata comunità di credenti in materia di fede e di morale.
La parola 'canone' è la traduzione del greco kanon (κανὡν) (letteralmente 'canna', 'bastone diritto'), il termine in origine indicava lo strumento di misura per la lunghezza (solitamente appunto un bastone diritto), da qui il significato traslato di regola, prescrizione, forma, modello.
Meno certezze abbiamo circa le considerazione in cui erano tenuti i testi che ora fanno parte del corpo sapienziale e poetico della Bibbia. Sappiamo inoltre che vi erano gruppi religiosi in Israele che facevano riferimento a testi attualmente non compresi nel canone ebraico, alcuni dei quali pervenutici e considerati apocrifi.
Il termine apocrifo, indica "ciò che è tenuto nascosto", "ciò che è tenuto lontano (dall'uso)". In origine, il termine "apocrifo" è stato coniato dalle comunità che si servivano di tali testi, poiché erano libri che, in opposizione a quelli comuni, pubblici e manifesti, venivano esclusi dalla pubblica lettura liturgica, in quanto ritenuti portatori di tradizioni errate e contrastanti quelle corrette e quindi accettate poi nell'uso liturgico. Oggi, nell'uso corrente, la parola è riferita comunemente alla tradizione giudeo-cristiana, all'interno della quale è stata coniata. In essa il termine 'apocrifo' assume il significato di testo non incluso nell'elenco dei libri sacri della Bibbia ritenuti ispirati e pertanto non usato a livello dottrinale e liturgico.

Mishnah e Talmud

Le discussioni che avevano come oggetto l'interpretazione della Torah produssero un certo numero di insegnamenti, dapprima orali poi per iscritto: la Mishah e il Talmud
La Mishnah è un termine ebraico («ripetizione, studio, insegnamento») che designa sia la dottrina tradizionale giudaica post-biblica e il suo studio sia la formulazione di una singola norma giuridica e le raccolte di tali norme.

A sua volta la Mishnah, nel VI scolo d.C., conflui nel Talmud.
Talmud in ebraico significa insegnamento, studio, discussione,è uno dei testi sacri dell'Ebraismo. Il Talmud è riconosciuto solo dall'Ebraismo che, assieme ai Midrashim e ad altri testi Rabbinici o mistici noti del Canone ebraico, lo considera come trasmissione e discussione orale della Torah.


Rabbini e discepoli

Al tempo di Gesù la cultura veniva trasmessa, in gran parte, oralmente: l'utilizzo della memoria era quindi della massima importanza anche nell'insegnamento dei rabbini (cioè i maestri che nelle sinagoghe leggevano e commentavano la Thora per la comunità e istruivano i fedeli circa i comportamenti da tenere in circostanze diverse). Essi dovevano conoscere a memoria sia la Thora, sia l'insegnamento dei padri ( raccolto nella Misnah) e le diverse interpretazioni (il Talmud), per potere trovare facilmente e rapidamente nella Bibbia e nella tradizione risposte autorevoli ai problemi che venivano loro posti. I rabbini erano attorniati dal gruppo di discepoli (allievo riferito a chi studia o si rifà agli insegnamenti di un maestro) che frequentavano la loro scuola: per questi discepoli essi dovevano costituire un modello non solo nello studio della Thora, ma anche nella condotta di vita. Ogni gruppo di discepoli faceva riferimento a un rabbino.




venerdì 19 dicembre 2014

Libro di Dio e degli uomini

Da Dio agli uomini
La Bibbia non è solo un testo sacro.oltre a essere un libro di meditazione religiosa e di preghiera è, allo stesso tempo, un'opera letteraria. Un testo poetico e una fonte documentaria storica.
Questa complessità deriva dal suo duplice fondamento: un'origine divina e un carattere umano.
La Bibbia è per i credenti un libro di fede, redatto da uomini gli agiografi, sotto l'ispirazione divina. 



Questo significa che i credenti ritengono che l'iniziativa della sua stesura sia partita direttamente da Dio e dalla sua volontà, ma, per rendere comprensibile la sua Parola, Dio abbia scelto degli uomini cui far giungere la propria ispirazione. Grazie a tale ispirazione questi uomini hanno avuto l'intelligenza di comprendere e tradurre per il resto dell'umanità l'intendimento divino: grazie a loro la parola di vina ha acquistato le caratteristiche formali della parola umana,per poter essere compresa da tutti.




Nella lettura della Bibbia, quindi, bisogna tener presente che ogni autore biblico ha scritto innanzitutto per la gente del proprio popolo e del proprio tempo: ciò giustifica la grande varietà di stili di toni che al suo interno si possono riscontrare.



Molteplici diversità



Quando si legge la Bibbia, bisogna tenere conto di alcune diversità:
  • di origine: i libri sacri vennero scritti nel corso di circa dieci secoli;
  • di ambiente: le culture della Mesopotamia, Palestina, Egitto, Grecia influirono sulla formazione e la stesura dei vari libri;
  • di autori. Sono diversi per cultura, per indole, per il tempo e il luogo in cui hanno vissuto;
  • di argomento: nella Bibbia nel suo insieme a volte persino nello stesso libro coesistono elementi storici, didattici, poetici, profetici, apocalittici, ecc...;
  • di stile letterario: nella Bibbia troviamo dalla nobiltà aristocratica di Isaia ai modi popolareschi di Amos, alla sensibilità di Geremia, ecc...;
  • di generi letterari diversi: varie sono le forme di comunicazione utilizzate dagli autori biblici, ciascuna con caratteristiche proprie. Esistono infatti generi specifici per scrivere di poesia, per narrare la storia, per trasmettere degli insegnamenti, per formulare una preghiera , e così via.
Pertanto per riuscire a interpretare correttamente ciò che l'autore biblico ha voluto comunicare, è fondamentale individuare il genere letterario che egli usa, e tenere presenti l'epoca e il luogo in cui a scritto. D'altro canto, nonostante la varietà di linguaggio del testo, la sostanza e la verità dell'insegnamento biblico provengono sempre da Dio e per questo vanno considerate vere e immutabili.

Generi letterari
I generi letterari sono le varie forme o maniere di scrivere comunemente usate tra gli uomini di una data epoca e regione, poste in relazione costante con determinati contenuti.
In una biblioteca moderna, i libri sono classificati secondo il tipo letterario: romanzi, novelle, poesia, storia, biografie, opere di teatro, ecc. La Bibbia, somiglia a una piccola biblioteca e contiene un'infinità di forme o generi letterari, tra loro spesso mescolati anche all'interno di uno stesso libro.
Nell'Antico Testamento si può trovare poesia popolare (canti del lavoro, dell'amore, del custode o della vittoria, satire, enigmi...), prosa ufficiale (patti, simboli della fede, leggi, istruzioni, esortazioni, cataloghi, lettere...), narrazioni (miti, saghe, racconti eziologici, fiabe, memorie, informazioni, autobiografie...), letteratura profetica (oracoli, visioni, sogni, apocalissi...), generi sapienziali (proverbi, sentenze...), ecc.
Quanto al Nuovo Testamento, nei Vangeli sinottici troviamo detti profetici e sapienziali, paradigmi, parabole, dispute, sentenze, racconti di miracoli, storie della passione, ecc.; nelle lettere si incontrano inni, confessioni di fede, cataloghi di vizi e virtù, precetti per la famiglia, formule di fede, dossologie, ecc.; negli Atti abbiamo discorsi, sommari, preghiere, lettere, racconti di missione, racconti di viaggi, ecc.
Avere coscienza della peculiarità dei generi è molto importante per il nostro accostarci alla Bibbia, proprio perché siamo tentati di livellare i suoi diversi modi di esprimersi. Questo vale soprattutto per le narrazioni, che si tende sempre a leggere come fossero cronache dei fatti, senza sapere poi come affrontare gli inevitabili problemi di storicità di testi che non sono resoconti storici o lo sono in modo assai diverso dal nostro scrivere storia.



lunedì 15 dicembre 2014

La fissazione del Testo

Stesso testo,diverse copie

Come accadde per gli altri testi dell'antichità,anche quello biblico venne ricopiato a mano.
Non possediamo alcun originale, bensì molti manoscritti molto vicini al testo originale. Di molti testi inoltre vi sono diverse copie, trascritte in epoche diverse e con differenti modalità,che sono state catalogate secondo la loro importanza e attendibilità. Fin dall'inizio emerse l'attenzione costante a eliminare gli errori dei copisti, sia quelli dovuti alla normale disattenzione umana sia quelli introdotti volontariamente per cambiare il senso del testo. Il testo ebraico dell'Antico Testamento fu studiato e fissato tra VIII e il X secolo d.C. A opera di alcuni studiosi ebrei, i masoreti.


I masoreti furono eruditi e scribi ebrei che tra il VII e l'XI secolo d.C. si riunirono prevalentemente nelle città di Tiberiade e Gerusalemme per studiare e sistematizzare la Tanakh. Procedettero alla progressiva eliminazione di tutto ciò che essi giudicarono errori, deformazioni del testo e aggiunte inserite dai vari copisti, accumulate nel corso dei secoli, e alla minuziosa revisione dell’intero Antico Testamento per la comunità giudaica.
Essi accompagnarono il testo con annotazioni statistiche che avevano lo scopo di facilitare il controllo delle copie, come ad esempio l’individuazione della parola centrale di ogni libro ed il numero di parole e perfino di lettere presenti nello stesso.
Il più antico testo da loro realizzato è il Codice babilonese e la loro opera contribuì grandemente a preservare l’Antico Testamento ebraico nel corso del Medioevo.



I manoscritti di Qumram

I Manoscritti del Mar Morto (o Rotoli del Mar Morto) sono un insieme di manoscritti rinvenuti nei pressi del Mar Morto. Di essi fanno parte varie raccolte di testi, tra cui i Manoscritti di Qumran, che ne costituiscono una delle parti più importanti. I rotoli del Mar Morto sono composti da circa 900 documenti, compresi testi della Bibbia ebraica, scoperti tra il 1947 e ile il 1956 in undici grotte dentro e intorno al Uadi di Qumram, vicino alle rovine dell'antico insediamento di Kirbet Qumram, sulla riva nord-occidentale del Mar Morto.
I testi sono di grande significato religioso e storico, in quanto comprendono alcune fra le più antiche copie superstiti note dei libri biblici e dei loro commenti, e conservano la testimonianza della fine del tardo giudaismo del Secondo Tempio. Essi sono scritti in ebraico,aramaico e greco, per lo più su pergamena, ma con alcuni scritti su papiro. Tali manoscritti datano in genere tra il 150 a.C. e il 70 d.C. I Rotoli sono comunemente associati all'antica setta ebraica detta degli Esseni.


Il ritrovamento di questi importanti reperti risale all'aprile del 1947, quando un giovane pastore beduino di nome Muhammad Ahmad al-Hamid, appartenente alla tribù Ta‘amire, scoprì casualmente quella che oggi è chiamata "grotta 1", posta a circa 1 km a nord di Qumran. Sembra che Muhammad abbia scoperto la grotta inseguendo una capra che si era staccata dal suo gregge.
Il giorno dopo ritornò sul posto con un compagno e si arrampicò nella grotta scoprendo una serie di giare di terracotta, tutte più o meno cilindriche e munite di coperchio, nelle quali erano stati deposti dei rotoli avvolti nel lino. Secondo l'intervista fatta ai beduini nel documentario "L'Enigma dei Rotoli del Mar Morto", il giovane beduino aveva l'abitudine di tirare pietre nelle cavità che localizzava nei dintorni in cerca di tesori nascosti. E un giorno sentì il suono di un vaso che si infrangeva. Non è certo però che il giovane beduino fosse da solo quando si recò all'esplorazione della grotta per la prima volta.


I materiali usati per scrivere la Bibbia

La Bibbia fu scritta su materiali analoghi a quelli delle altre composizioni antiche: la pietra, l'argilla, il cuoio, il legno, le tavolette ricoperte di cera e, sopratutto, il papiro e la pergamena.
Papiro è la superficie di scrittura ricavata da una pianta acquatica, molto comune nel delta del Nilo e in alcune parti del Mediterraneo, un'erba palustre della famiglia delle Cyperaceae, il Cyperus papyrus.
Si ha notizia della lavorazione del papiro già dal 3000 a.C., quando grazie ad un raro frammento di carta di papiro non scritto, fu possibile risalire a tale data. Gli egiziani chiamavano i fogli prodotti dalla pianta del papiro shefedu, i greci li chiamavano biblos (dal nome della città fenicia di Biblo, principale porto d'esportazione del papiro) e i romani charta. La carta di papiro rappresentò una vera e propria rivoluzione nel campo della scrittura, poiché risultava facilmente pieghevole, leggera e di colore chiaro, tutte qualità adatte per gli scritti. L' Egitto ebbe nell'antichità l'esclusiva della produzione di carta papiro; lungo le rive del fiume Nilo. La sua produzione si distribuiva in più fasi: la raccolta della pianta, la sua divisione del fusto in lamine, la realizzazione del foglio, la rifinitura e l'assemblaggio del rotolo. I fogli ricavati dal papiro venivano poi destinati ad usi diversi in base alla loro qualità, stabilita in base alla loro dimensione. Dell'antica arte della produzione egizia del papiro, purtroppo, non ci rimangono notizie tramandate.


Sul papiro si poteva scrivere in righe orizzontali, generalmente su un solo lato del foglio, usando sia un pennello che uno strumento appuntito e intinto nell'inchiostro. La pagina veniva quindi suddivisa in colonne. Sull'altro lato del foglio poteva essere fissato un bastoncino chiamato “ombelico”, attorno al quale veniva avvolto il rotolo, conservato poi in uno scaffale o in appositi contenitori

La pergamena (detta anche cartapecora o carta pecudina) è una pelle di animale non conciata e composta di collagene, utilizzata come supporto scrittorio fino al XIV secolo, quando venne gradatamente soppiantata dalla carta di canapa o d'altre fibre tessili. Presenta una struttura coriacea ed elastica, per cui il degrado non avviene frequentemente.
La pergamena può essere prodotta con pelli di pecora,di capra o di vitello opportunamente depilate e fatte asciugare sotto tensione.
La pergamena (membrana o vellum in latino) prende nome dalla città di Pergamo (nell'Asia minore) dove, secondo la tradizione riferita da Plinio il Vecchio, sarebbe stata utilizzata attorno al II secolo aC., in sostituzione del papiro.
Nel mondo antico la pergamena non ebbe comunque grande diffusione, a causa della concorrenza del papiro, prodotto molto più abbondante e meno costoso. Soltanto a partire dalla tarda antichità (V secolo) la diffusione della pergamena sembrò aumentare fino a diventare il principale supporto scrittorio durante il Medioevo e prima di essere sostituita definitivamente dalla carta.

La forma dei libri era duplice:
Il rotolo o rotulus è stato progettato come supporto di scrittura, in cui una striscia lunga e stretta di papiro o pergamena, scritta da un lato, è stata anche descritta come una "tapparella o serranda (avvolta) sul suo bastone di legno".
I "rotoli" hanno formato il primo tipo di “volume” (volume dal latino volvere, avvolgere), di cui abbiamo conoscenza. Molti di questi rotulus sono stati recuperati nella loro forma primitiva provenienti dagli scavi di Ercolano e altrove.

Il codice è un libro manoscritto. L'origine del nome deriva dal latino caudex "tronco d'albero", poi chiamato codex, si riferisce all'uso antico di scrivere su tavolette di legno ricoperte di cera, unite insieme da anelli metallici o da una striscia di cuoio.
Nel corso del tempo il termine codex andò a indicare l'unione di un insieme di queste tavolette fino a indicare un insieme di fogli rilegati insieme che andavano a contrapporsi con il volumen, ovvero ai fogli che venivano avvolti a rotolo.
I più antichi codici conservati sono egiziani e risalgono al I secolo d.C., e quindi il loro impiego, diffusosi in quegli anni, si protrasse fino all'invenzione della stampa.
Il successo dell'uso del codice si giustificò sia per la grande disponibilità della materia prima sia per la sua destinazione, che ricevette un grande impulso dalla Chiesa non solo per l'uso didattico ma anche per la facilità di lettura e di scrittura e per la rottura con la tradizione pagana, legata ancora al volumen.

La pergamena venne sostituita intorno al X secolo dalla carta. Fu l'invenzione della stampa, alla metà del XV secolo, a promuovere
la diffusione della Bibbia. Essa fu infatti la prima opera a essere stampata tipograficamente e ancor oggi è il libro più stampato e tradotto nel mondo.

sabato 6 dicembre 2014

Dal racconto al testo

Testi diversi, autori diversi



La stesura dei libri della Bibbia ebraica non è legata a un solo autore nè tanto meno circoscritta, ma riguarda un arco di tempo di quasi un migliaio di anni ( i testi più antichi risalgono infatti a oltre 1000 anni prima di Cristo).
Il momento della stesura, soprattutto per l'Antico Testamento, fu preceduto da un periodo di tempo molto lungo in cui le tradizioni religiose venivano tramandate oralmente, di generazione in generazione.
La Bibbia, quindi, è formata da libri differenti per origine, genere, composizione, lingua e datazione e sono stati preceduti da una tradizione orale più o meno lunga e comunque difficile da identificare.

Oralità e scrittura

Si definisce tradizione orale il sistema di trasmissione del patrimonio culturale di in un gruppo umano esercitato attraverso l'oralità, senza l'utilizzo della scrittura.
Dalle epoche remote, durante le quali l'uomo cominciò a comunicare attraverso il linguaggio, l'oralità è stata sempre il sistema privilegiato di trasmissione del sapere, essendo il mezzo di comunicazione più diffuso, rapido ed immediato da usare. La tradizione orale comprende quindi forme quali narrazioni, miti (in particolare cosmogonie), canti, frasi, leggende, favole, ecc.
Quindi le storie narrate dalla Bibbia non furono scritte subito, ma nacquero da esperienze vissute con Dio e poi raccontate.
Queste emozioni non furono dimenticate e vennero tramandate oralmente di padre in figlio per lungo tempo senza dimenticare nulla.
L'espressione "tradizione orale" indica tutta la storia di un messaggio trasmesso a parole.
Dopo che gli ebrei si stabilirono in Egitto per la carestia, vi rimasero per quattrocento anni, prima erano ospiti, ma poi divennero schiavi degli egiziani.
Dopo essere stati liberati da Mosè, prima di raggiungere la terra di Canaan, dovettero superare una difficoltà: quella di diventare una comunità.
Non ci fu solo Mosè come loro guida, ma anche altri, ad esempio re Davide.
Davide fu anche un ottimo condottiero che seppe dare anche un'ottima legge e un'amministrazione fra le tribù ebraiche formando un popolo.
Re Davide cercò di valorizzare le tradizioni dei diversi clan e delle diverse tribù, del sud e del nord della loro terra. Durante quel periodo gli Ebrei, per dimostrare l'importanza della loro identità culturale, vollero iniziare a scrivere il libro di Dio ricordando il loro passato.
E da ciò iniziò la tradizione scritta della Bibbia.


Le fasi della stesura
Il consolidamento in forma scritta del testo biblico avvenne attraverso successivi rimaneggiamenti, aggiunte, interpretazioni, fusioni con altri testi.
I momenti saliente della stesura del Tanak furono tre:
  1. il primo fu durante il regno di re Salomone(X sec. a.C.), il quale comprese che per consolidare il proprio potere avrebbe dovuto favorire il formarsi di una cultura omogenea nel suo popolo, recentemente giunto all'unità politica e amministrativa. Vennero così stilate le prime redazioni delle storie delle varie tribù, collegate tra loro da un filo comune: aveva inizio la storiografia ufficiale del Regno unitario;
  2. il secondo momento fu durante il regno di Giosia, re di Giuda, (VII sec. a.C.), il quale si trovò ad accogliere nel proprio territorio i profughi del Regno del Nord in seguito all'invasione assira. Egli tentò dunque di amalgamare le culture e le tradizioni dei due Regni, di Israele e di Giuda;
  3. il terzo, infine, fu il periodo in cui Esdra e Neemia (V-VI sec. a.C.) lavorarono alla redazione definitiva dei primi cinque libri e di tutta la Bibbia, ovvero degli scritti esistenti fino a quel momento.
Il valore e il riconosciuto ai libri,biblici come Parola di Dio fece si che, quando questi vennero fissati definitivamente per iscritto, furono gelosamente conservati nella loro integrità:
  • da un lato vennero continuamente usati, quindi trascritti senza che si verificasse un'interruzione nella trasmissione;
  • dell'altro si esercitò un forte controllo sulla fedeltà dei testi trascritti al testo originale.


Le lingue della Bibbia

Le lingue usate per scrivere i libri dell'Antico Testamento furono tre:,ebraico, aramaico e greco.

La lingua ebraica
In questa lingua sono stati scritto ben 42 libri (su 46) dell’Antico Testamento: I restanti quattro (Tobia, 2° libro dei Maccabei, Siracide, Sapienza) li possediamo in greco, ma forse la maggior parte di essi fu composto in ebraico visti i frammenti ebraici trovati a Qumran, sulla riva occidentale del Mar Morto. La lingua appartiene al ceppo semitico insieme all’aramaico e all’arabo e prende il nome da «Eber», un antenato del patriarca Abramo (Gn10,21).
La lingua era parlata in Palestina già al tempo della migrazione di Abramo dalla Mesopotamia (sec. 18°) e qui fu adottata dai patriarchi e dal popolo ebreo che le dettero il loro nome. Per oltre un millennio essa continuò ad accompagnare il popolo di Dio durante la permanenza in Egitto, nel ritorno in Palestina, durante il periodo dei Giudici e della Monarchia, accompagnando la vita quotidiana dei due regno, quello di Giuda e quello di Israele. Fu la lingua che parlarono le più antiche tradizioni orali dei patriarchi e della loro tribù.
Durante l’esilio babilonese, nel 6° sec. a.C., gli ebrei adottarono, nel linguaggio quotidiano, la lingua dei babilonesi e dei persiano, l’aramaico, divenuta ormai lingua internazionale in tutto il medio oriente. Ma l’ebraico rimase la lingua letteraria e liturgica, nelle scuole, nel Tempio, nelle sinagoghe, e in alcuni circoli religiosi, come la comunità di Qumran, dove quasi tutti gli scritti furono copiati e composti nella lingua tradizionale. I libri della Bibbia continuarono ad esser composti, copiati e letti in ebraico classico o biblico. Nelle sinagoghe, al tempo di Gesù, la Scrittura si leggeva negli originali ebraici, anche se la gente comune non la capiva più. Dopo la lettura ufficiale, il testo veniva allora tradotto oralmente in aramaico, per renderlo comprensibile agli ascoltatori.



La lingua aramaica
Era la lingua degli «aramei», un’antica popolazione nomade proveniente dal deserto siriaco, che nel 12° secolo invase la Mesopotamia (Iraq), la Siria, la Palestina e il Libano fino alla Turchia. Nel 740 a.C. divenne lingua ufficiale dell’impero Assiro, poi, nel 600 a.C. di quello Babilonese e, nel 500 divenne la lingua del grande impero Persiano e quindi lingua internazionale. Da allora si diffuse in Palestina è fu la lingua parlata da Gesù.



La lingua greca
Si tratta di un dialetto greco, chiamato Koiné (che significa lingua comune) parlato nel bacino del Mediterraneo fin dalla morte di Alessandro Magno (323 a.C.), un antenato del greco moderno parlato oggi in Grecia. In questo dialetto,parlato ormai in tutto il bacino del Mediterraneo, circa nel 200 a.C. fu tradotta la Bibbia ebraica, ad Alessandria d’Egitto, per gli ebrei di lingua greca. La traduzione fu chiamata «Versione dei Settanta» (LXX), perché, secondo una tradizione leggendaria contenuta nella Lettera di Aristea, sarebbe stata fatta in contemporanea da settanta traduttori inviati, insieme al testo ebraico, da Gerusalemme.


venerdì 28 novembre 2014

Un libro di libri

Una biblioteca sacra



La Bibbia (dal greco βιβλία, biblía, che significa libri) è il libro sacro della religione cristiana. Si compone di 73 libri, differenti per origine e composizione, scritti in un arco di tempo che va dal X secolo a.C. al I secolo d.C.


Si definisce anche Sacra Scrittura perché si tratta di scritti che leggono l'azione e la presenza di Dio nella storia e sono finalizzati a orientare il popolo e la cultura in senso sacro; si chiama anche Parola di Dio, perché attraverso essa Dio ha comunicato e rivelato Sé stesso e la sua parola di verità.
La Scrittura è il luogo dove Dio si è rivelato all'uomo, cioè gli ha comunicato i principi di salvezza e le verità che lo conducono alla vita eterna.
La rivelazione è avvenuta in due modi:
  1. tramite le parole;
  2. tramite gli eventi.
In modo più magistrale Dio si è rivelato in Gesù Cristo, suo Figlio fatto uomo. La Sacra Scrittura narra le opere con cui Egli si è mostrato all'uomo, accompagnate dalle parole.


Il TANAK

Tanàkh è l'acorinimo con cui si designano i testi sacri dell'ebraismo, per questo indicati comunemente anche come Bibbia ebraica. Questi testi costituiscono, insieme ad altri libri non riconosciuti come canone dall'ebraismo, l'Antico Testamento della Bibbia cristiana. Nell'ebraismo è la Torah scritta ricevuta dal capo dei profeti Mosè ed ereditata dal popolo ebraico.



Il Tanàkh è così composto:
  • Torah (Legge)primi 5 libri : Libri della Genesi;Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio.
  • Nebiim (Profeti):libri di Giosuè, Giudici, Samuele I e II, ReI e II.
  • Profeti posteriori: Isaia, Geremia, Ezechiele.
  • Profeti minori: Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Naum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria, Malachia.
  • Ketubiim (Scritti): Salmi, Pproverbi, Giobbe Cantico dei Cantici, Rut, Lamentazioni, Qoèlet (o Ecclesiaste), Ester, Daniele, Esdra, Neemia, Primo e Secondo libro delle Cronache.

Il sistema di citazione

La Bibbia è divisa all'interno di ogni libro in CAPITOLI e VERSETTI per indicare una frase o un brano.
COME si fa a citare un testo?
Innanzitutto si scrive l'abbreviazione del libro che interessa, poi il numero del capitolo seguito dalla virgola e infine i numeri dei versetti in cui è contenuto il testo divisi da un trattino.
ESEMPIO: Lv. 12, 1-7 = Libro del  Levitico, capitolo 12, dal versetto 1 al versetto 7.
NOTA: Alcune particolarità:
  • Es. 13,2.7 = Libro dell'Esodo capitolo 13,solo i versetti 2 e 7.
  • * Gn 11-15 = Libro della Genesi dal capitolo 11 al 15
  • * Gn 11.15 = Libro della Genesi solo i capitoli 11 e 15
  • * Mt. 6,1 ss = Vangelo di Matteo capitolo 6 versetto 1 e seguenti
  • * Lc. 8 = vangelo di Luca capitolo 8
COME si cerca sulla Bibbia la citazione?
** Si cerca il libro citato nell'ordine in cui è sistemato nella Bibbia.
** Si cerca il numero di capitolo e di versetto.
Ogni pagina della bibbia riporta accanto al testo i numeri dei capitoli e prima di ogni versetto il numero di riferimento. Le pagine della Bibbia poi a due a due riportano in alto a sinistra il titolo del libro e il numero di capitolo e di versetto con cui iniziano e in alto a destra il titolo del libro e il numero di capitolo e di versetto con cui finiscono.




martedì 25 novembre 2014

Un nuovo regno e nuovi dominatori

La riforma religiosa
Nel 538 a.C., Ciro il Grande di Persia conquistò Babilonia ed il suo impero. Ciro emise quindi un proclama che garantiva la libertà religiosa alle nazioni soggiogate (tra cui i Giudei). Secondo la Bibbia ebraica 50'000 Giudei, guidati da Zerubabele, tornarono a Giuda e ricostruirono il Tempio. Un secondo gruppo di 5'000, guidati da Esdra e Neemia, tornò a Giuda nel 456 a.C..
Esdra e Neemia sono i due principali personaggi della ricostruzione della comunità giudaica dopo l’esilio babilonese.



Esdra era un sacerdote e, al contempo, scriba, cioé era una persona esperta nella legge mosaica ere. Tuttavia il titolo di scriba, a lui attribuito, equivale anche a quello di segretario, consigliere, carica che, con molta probabilità, Esdra ebbe presso il re di Persia Artaserse I. Questo sovrano, nel 458 a.C., diede il permesso ad Esdra di ritornare nel paese di Giuda e di recarsi a Gerusalemme con un gruppo di esuli, per restaurare nella sua integrità l’osservanza della legge e, di conseguenza, l’alleanza con Dio.



Neemia era il coppiere o governatore del re Artaserse I, possedeva forte personalità, grande coraggio, dedizione verso la preghiera. A Neemia si deve la direzione e la restaurazione edilizia e sociale della nazione.


I libri di Esdra e Neemia, assieme ai due libri delle Cronache, raccontano l’opera di Esdra e Neemia per la restaurazione materiale, morale e religiosa di Gerusalemme e della nuova comunità d’Israele ritornata dall’esilio. Sotto la loro guida si assiste anche alla ricostruzione del Tempio.


Dai macedoni ai romani
Nel 333 a.C. l'Imperatore macedone, Alessandro Magno, sconfisse i Persiani e conquistò la Persia.. Dopo la morte di Alessandro, i suoi generali continuarono a combattere sul il territorio che aveva conquistato. Nel II secolo a.C., Antioco IV tentò di sradicare l'Ebraismo a favore della religione Ellenistica. Questo provocò nel 174–135 a.C. La rivolta Maccabea guidata da Giuda Maccabeo. I Libri dei Maccabei descrivono la rivolta e la fine della dominazione greca.

Subito dopo, la sali al trono d'Israele la dinastia degli Asmonei.
Nel 63 a. C. le legioni romane, sotto la guida di Pompeo, entrarono in Gerusalemme: per il perdurare delle guerre civili e per motivi politici Roma preferì però non governare direttamente.
Nel 48 a.C. Pompeo è ucciso in Egitto.
Nella lotta per il potere Cesare rimase il vincitore.
Rinnovò i diritti già attribuiti alla comunità cultuale di Gerusalemme, accanto all’ufficio del sommo sacerdote pone il procuratore della regione, che tutela gli interessi dell’impero romano.
La libertà di culto è assicurata anche a tutte le comunità giudaiche dell’impero.
Il giudaismo viene a trovarsi sotto la protezione di Roma nel 47 a. C. per decisone di Giulio Cesare fu nominato il primo procuratore: Antipatro.
Questi era un Idumeneo (un popolo della regione) il quale però si era convertito all'ebraismo: tuttavia è chiaro che si trattava di una conversione di opportunità politica e comunque era considerato uno straniero che governava in nome di stranieri: pertanto egli e tutta la sua dinastia ebbero sempre la opposizione implacabile dalla parte più intransigente dei Giudei che avrebbero desiderato un membro della famiglia nazionale degli Asmonei che invece naturalmente non erano graditi a Roma.
Ai suoi figli affidò l’amministrazione della Giudea (Fasael) e della Galilea (Erode).


L'attesa del Messia
La parola Messia è un termine di derivazione ebraica (mashiach) che significa "unto" e corrisponde al greco "Cristos".
Nell'Antico Testamento l'unzione veniva conferita a persone che dovevano rivestire ruoli particolari come il re, il profeta, il sacerdote. Con l'esilio babilonese (587-538 a.C.) venne ad instaurarsi la speranza in Israele di un Messia Re che Dio avrebbe mandato a risollevare le sorti di Israele ogniqualvolta vi fosse una situazione di pericolo e definitivamente negli ultimi tempi, Messia che il cristianesimo identifica con Cristo, della stirpe di Davide, secondo le antiche promesse.
Gesù, di fatto, si qualifica Messia, ma non già secondo le aspettative della sua contemporaneità, nella quale particolari tendenze nazionalistiche mettevano in risalto la necessità di un Messia politico in grado di liberare Israele dal dominio dell'impero Romano, piuttosto le attese messianiche si compiono in lui attraverso la Passione e la morte di croce che sono tappe necessarie alla resurrezione per la salvezza dell'uomo.




mercoledì 19 novembre 2014

Divisione e dispersione

La divisione del regno

Dopo la morte di Salomone, attorno al 933 a.C.: le tribù del nord contestarono l'autorità di Roboamo, successore di Salomone, e si organizzarono nel Regno d'Israele, con capitale Samaria, retto da Geroboamo, mentre quelle del sud costituirono il Regno di Giuda, con capitale Gerusalemme, governato dalla dinastia davidica.

  

La storia dei due regni, secondo il racconto biblico, fu costellata da episodi di corruzione, di dispotismo e di idolatria.
Proprio per questo motivo, in questo periodo, cominciarono a parlare, come voce del Dio vivente che non si lascia manovrare dai potenti, i profeti.
Nella Bibbia la funzione del "profeta", più che di predire, è di ammonire il popolo di Israele che si è allontanato dal suo Dio. Il profeta, quindi, è l'uomo di Dio: animato dal suo Spirito, ha una parola da rivolgere al re e al popolo d'Israele da parte di JHWH. Egli esprime il giudizio di Dio sul loro agire. Se Israele e il re sono stati infedeli agli impegni dell'alleanza, la parola del profeta rivela il loro peccato e preannunzia il castigo e la correzzione; se invece il popolo ha già scontato la pena, gli annunzia la prossima liberazione.
La Bibbia ebraica contiene nella sua seconda sezione 36 libri riferiti ai profeti, detti Nevìim. Tradizionalmente si distinguono fra di essi i quattro "profeti maggiori" (Isaia, Geremia, Ezechiele e Daniele) e i dodici "profeti minori" (Osea, Gioele, Amos, Abdia,Giona, Michea, Naum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria e Malachia).
http://www.bing.com/videos/search?q=geremia+il+profeta&FORM=HDRSC3#view=detail&mid=E4A6E4C766F8236DBD68E4A6E4C766F8236DBD68


Le dominazioni straniere

I due Regni così divisi e indeboliti non resistettero a lungo all'espansione delle grandi potenze straniere che si contendevano il dominio del Vicino Oriente. Dovettero così subire un susseguirsi di dominazioni straniere che li privarono della piena libertà.
La prima potenza che minacciò i due regni fu l'Assiria. Gli Assiri conquistarono Il regno del nord (Israele) e inviarono la maggior parte della popolazione in esilio, causando così la dispersione di dieci tribù d'Israele.
Sempre secondo la Bibbia, solo nella tribù di Giuda (regno del sud) era sopravvissuto il culto di YHWH, dopo la distruzione del Regno del Nord ad opera degli Assiri.
Più di cent'anni dopo, anche il Regno del Sud fu invaso dai Babilonesi che deportarono a loro volta la popolazione in Babilonia.
La deportazione dell'élite dei Giudei è avvenuta in tre momenti.
La prima si verificò al tempo di Ioiakìm (597 a.C.) a seguito della sconfitta del Regno di Giuda a causa dei Babilonesi; il Tempio di Gerusalemme fu parzialmente distrutto ed alcuni cittadini, scelti tra i più importanti, furono esiliati.
Undici anni più tardi (587 a.C.) dopo una rivolta contro l'impero al tempo del regno di Sedecia, la città di Gerusalemme fu completamente rasa al suolo e vi fu una nuova deportazione. Termina così il Regno Di Giuda.
Infine, cinque anni più tardi, sempre secondo il libro di Geremia, un terzo esilio completò i precedenti. Va però tenuto presente che a Babilonia fu deportata l'élite religiosa, politica ed economica, e non la popolazione rurale, che rimase, sia al Nord che al Sud.



Il periodo dell'esilio

Il periodo dell'Esilio fu di importanza fondamentale per la religione ebraica. Privati del culto del Tempio, ormai distrutto, i sacerdoti giudei e gli intellettuali deportati assieme ad essi elaborarono una versione della loro religione (meno legata al rituale del culto e maggiormente legata ai valori interiori e spirituali) molto innovativa, tale da permetterle di sopravvivere alla catastrofe ed anzi da uscirne rafforzata.
Lontano dalla propria terra a Israele non è più possibile sacrificare nel Tempio, perciò imparò una nuova forma per relazionarsi con Dio e cioè: l'ascolto della Parola di Dio e la preghiera che si svolgevano incontrandosi nella Singoga
La Sinagoga è l'istituzione più importante della vita religiosa e civile degli ebrei. In ebraico si chiama BETH HAKENESSET, la casa di riunione ed è il luogo in cui gli ebrei si riuniscono per studiare, pregare e stare insieme.
La struttura architettonica dell'edificio è singolare.
L'esterno riflette, molto spesso, la situazione della religione ebraica nei confronti delle altre religioni (vi è la tendenza, infatti, a mimetizzare l'edificio con le altre case circostanti); l'interno, a pianta rettangolare, è caratteristico per la sua assenza completa di raffigurazioni umane e per la presenza del matroneo, il posto di preghiera per le donne.
Le costanti della sinagoga sono: l'Arca Santa (armadio dove sono i rotoli della Torah), il podio per la lettura della Torah e per la recita della preghiera. La lampada, accesa perennemente, ricorda la lampada del Tempio e la presenza dei rotoli della Legge."





Il ritorno e la diaspora

Dopo la presa di Babilonia da parte dei Persiani, Ciro il Grande diede ai Giudei il permesso di ritornare nel loro paese di origine (539 a.C.) e di ricostruirvi il Tempio di Gerusalemme (515); si dice che più di quarantamila approfittarono del permesso. Ma i libri biblici testimoniano anche che molti restarono a Babilonia: essi costituiranno il primo nucleo della Diaspora.
I Persiani avevano una concezione politica differente rispetto a quella dei Babilonesi e degli Assiri nell'amministrazione dei territori vinti: essi facevano governare la popolazione locale da persone del luogo.
Diaspora è un termine di origine greca (letteralmente spargimento dei semi) che descrive la migrazione di un intero popolo costretto ad abbandonare la propria terra per disperdersi in diverse parti del mondo.
Spesso viene riferito alla storia ebraica e alla dispersione cui furono costretti gli ebrei la prima volta nel 587 quando il regno di giuda fu conquistato dai Babilonesi, e poi a partire dal 135 d.C. a causa della persecuzione cominciata sotto l'imperatore Adriano (dopo che Tito nel 70 d.C. aveva distrutto il tempio di Gerusalemme).


venerdì 14 novembre 2014

Dalla Terra Promessa al regno

Nella terra di Canaan
Dopo varie vicissitudini il popolo d'Israele giunse a Kades. In quel luogo il popolo si lamentò presso Mosè e Aronne per la mancanza d'acqua. I due profeti si recarono presso la Dimora e chiesero consiglio al Signore, ricevendo da lui l'ordine, di colpire con il proprio bastone una roccia, come avevano già fatto presso Refidim. Mosè e Aronne fecero come era stato loro ordinato ma dalla pietra non uscì inizialmente acqua. Intimoriti da questo insuccesso ripeterono l'azione e riuscirono nell'intento. Avendo dubitato di Dio furono entrambi puniti: non avrebbero mai posto piede nella terra promessa.

Essendo giunto il momento di entrare nella Terra Promessa, Mosè nominò Giosuè quale suo successore e prima di lasciare per sempre il suo popolo. Dopo aver benedetto le tribù d'Israele Mosè salì, dalle steppe di Moab, sul monte Nebo e da lassù poté guardare la Terra Promessa, senza potervi entrare a causa della sua mancanza di fede alle acque di Meriba.


Giosuè, figlio di Nun, della Tibù di Efraim, succedette a Mosè come capo degli Israeliti. Guidò le dodici tribù ebraiche nelle prime conquiste in terra di Palestina (o terra di Canaan o terra Santa) dopo l'uscita dall'Egitto.
Giosuè nato in Egitto al tempo della schiavitù degli Ebrei, partecipa all'uscita dall'Egitto degli Ebrei; si distingue come comandante militare quando le tribù ebraiche sono attaccate dagli Amaleciti a Refidim.
Assiste Mosè e lo accompagna un tratto nella salita al Monte Sinai dove Mosè riceve le tavole dei dieci comandamenti.
Le gesta di questo condottiero sono narrate nella Bibbia nel libro di Giosuè.
Il primo ostacolo all'ingresso della tera promessa è il fiume Giordano. Giosuè fa avanzare l'Arca dell'alleanza portata dai sacerdoti davanti al popolo. Il fiume arresta miracolosamente il suo scorrere e permette l'attraversamento dei conquistatori israeliti, in un modo simile all'episodio del mar Rosso. Giosuè erige un monumento di dodici pietre sulla riva ovest a Galgala.
Dopo essere entrati nella terra promessa il popolo d'Israele si davanti la città di Gerico con le sue mura e accade che, sotto il comando di Giosuè, questo baluardo cade miracolosamente dopo che i sacerdoti hanno girato sette volte per sette giorni attorno alla città suonando lo Shofar . Le mura della città cadono miracolosamente e la città viene conquistata e rasa al suolo.


Lo shofar è un piccolo corno dimontone utilizzato come trumento musicale. Viene ancora utilizzato oggi durante alcune funzioni ebraiche.



In seguito Giosuè conquista Ai e Gabaon.
Le conquiste continuano per molti anni.
Dopo la conquista della quasi totalità del paese di Canaan, Giosuè amministra l'insediamento delle dodici tribù e la divisione del territorio.
Dopo la morte di Giosuè inizia per il popolo ebraico il periodo dei Giudici.


L'epoca dei giudici
Nella Bibbia il “Libro dei Giudicii Giudici presentati come governanti e capi militari, civili e spirituali ispirati da Dio in determinate occasioni per liberare una o più tribù Israelitiche dalla minaccia delle popolazioni vicine oppure per guidare gli Israeliti in guerra. Tuttavia i giudici in questione non erano sempre dei leader religiosamente devoti o degli statisti eccezionali, ma più che altro eroi locali. La loro governanza sull'antico stato d'Israele è durata all'incirca dal 1150 a.C. fino al 1025 a.C., cioè fino all'elezione del primo Re d'Israele, Saul.
Accanto a queste figure di stampo militare, il libro racconta anche dei giudici responsabili dell’ordinaria amministrazione e della vita legislativa all’interno delle varie tribù, i cosiddetti giudici minori.
Quindi , dopo la conquista di Canaan da parte di Giosuè, le tribù d'Israele avevano formato una debole confederazione che erano guidata da questi giudici.
A partire dal Libro dei Giudici può essere costruita la seguente lista di giudici: Otiniel, Eud, Samgar, Debora Barac,Gedeone, Abimelech di Sichem Tola, Iair, Ibsan. Elon, Abdon, Sansone.
http://www.bing.com/videos/search?q=sansone&FORM=HDRSC3#view=detail&mid=4D3F57F497E940DB95F04D3F57F497E940DB95F0

Il regno
Con Regno di Israele i può intendere: il regno formatosi, secondo quanto dice l'Antico Testamento attorno al 1030 a.C. Che ebbe come sovrani Saul, Davide e Salomone.
Saul è, primo re del Regno di Israele (1079-1007 a.C.). Era figlio di Chis e apparteneva alla tribù di Beniamino.
Secondo la narrazione del Libro di Samuele, Saul si era recato da Samuele a Ramah per consultarlo, e il sacerdote lo unse segretamente come Re, per ispirazione di “ YHWH”.
L'unzione nella tradizione biblica consisteva nel versare sulla testa di un eletto dell'olio consacrato. Essa era riservata ai re ed ai sacerdoti e tra questi, in particolare, al sommo sacerdote.
Poco dopo, Samuele radunò l'assemblea del popolo di Israele a Mizpa, dove Saul fu estratto a sorte come Re. In séguito Saul condusse una campagna militare vittoriosa contro gli Ammoniti, confermandosi così nel favore popolare e nella carica. Nella successiva guerra contro i Filistei, Saul, con la propria condotta aggressiva, disgustò l'anziano Samuele, che si allontanò da lui. La guerra fu vinta per l'audace imboscata di Gionata, figlio prediletto del Re, contro il campo filisteo.
Nella successiva guerra contro gli amaliciti, Saul si rifiutò di obbedire al comando di Samuele di distruggere completamente la popolazione. Secondo la narrazione del libro di Samuele, questa disobbedienza spinse Samuele stesso a rimuovere l'unzione di re da Saul, a smettere di esserne consigliere e a ungere segretamente, come nuovo i re, Davede. Tuttavia Saul continuò a regnare e la successione non avvenne che diversi anni dopo.
Davide giunse a corte come arpista per alleviare le sofferenze del re, che, dopo la perdita dell'unzione regale, si sentiva perseguitato da uno spirito malvagio.
Nella successiva guerra contro i Filistei, lo spirito di Samuele predisse a Saul la sconfitta degli israeliti, ma egli mosse ugualmente Gelboe, dove venne duramente sconfitto e perse la vita assieme a tre dei suoi figli, incluso Gionata. La narrazione biblica ne descrive il suicidio nelle ultime fasi dello scontro.


Davide era uno dei figli di Iesse, ed è prorio tra questi figli che Dio mandò il profeta Samuele a Betlemme a cercare un nuovo re di Israele. Quest’ultimo fece passare sette dei suoi figli davanti a Samuele ma nessuno di loro era il prescelto. Allora Samuele gli chiese se ne aveva altri e Iesse rispose che il più giovane, Davide, fulvo di capelli e di bell'aspetto, era al pascolo con le pecore.
Quando gli fu portato davanti, Dio disse a Samuele: «Alzati, ungilo, perché è lui».



Come già detto precedentemente Saul, dopo essere stato ripudiato da Dio, era oppresso da uno spirito cattivo. Uno dei suoi servi gli suggerì di far venire un citarista, Davide, che con il suono della sua arpa avrebbe lenito le sue sofferenze. Saul si affezionò a Davide, facendolo diventare suo scudiero.
L'episodio biblico più famoso riguardante Davide è quello dello scontro con Golia, il gigante filisteo che terrorizzava gli ebrei, sfidandoli a duello.
Golia era uno spaventoso gigante e guerriero filisteo armato con una corazza. Per quaranta giorni, Golia sfidò l’esercito di Israele, nell'attesa che quest’ultimo scegliesse chi tra loro doveva affrontarlo: il vincitore avrebbe permesso al suo popolo di sottomettere quello del perdente.
A Davide fu chiesto dal padre di recarsi dai fratelli che si trovavano nell'accampamento, per portare del cibo e informarsi delle loro condizioni. Mentre si trovava nell'accampamento, Davide ascoltò l'ennesima sfida di Golia e si offrì, davanti a Saul, di affrontarlo. Saul lo vestì con la sua stessa armatura ma Davide, fatti pochi passi, se la tolse non riuscendo a muoversi, e si diresse verso il campo di battaglia con la sua frombola e con cinque pietre lisce che aveva raccolto da un torrente. Golia, vedendo che si trattava di un ragazzo, lo derise. Ma Davide, presa una delle pietre che aveva con sé, la scagliò con la frombola, colpendo il gigante in piena fronte e facendolo crollare a terra morto. Davide si precipitò verso di lui e lo decapitò, utilizzando la spada dello stesso Golia. I filistei si diedero alla fuga ma vennero inseguiti e decimati dagli israeliti.


La vittoria rese Davide famoso presso gli ebrei e gli valse l'amicizia di Gionata, figlio del re Saul. Successivamente Davide avrebbe sposato la figlia del re, Mikal.
Saul, sempre più irritato per la crescente fama di Davide, decise di dargli in sposa la figlia Mikal a patto che uccidesse cento Filistei: così facendo pensava che egli sarebbe andato incontro a morte sicura. Ma Davide superò la prova e prese in sposa Mikal.
Dopo un’altra grande vittoria di Davide contro i filistei, Saul decise di ucciderlo. Così Davide fu costretto alla fuga.
Nel frattempo Davide ebbe altre due mogli:Abigail e Ainoam.
Qualche tempo dopo, Mikal lo criticò perché lui aveva ballato parzialmente nudo durante una processione religiosa, mentre portava l'Arca dell'alleanza a Gerusalemme appena conquistata.
Davide si rifugiò poi nel deserto di En-Ghedi. Saul, ancora una volta, andò alla sua ricerca e si addentrò in una caverna dove Davide era nascosto. Quest’ultimo, senza farsi scorgere, tagliò un lembo del mantello di Saul. Quando il re uscì fuori, Davide lo chiamò e gli fece vedere il lembo del mantello, facendogli capire che, se avesse voluto, lo avrebbe potuto uccidere. Saul gli fu riconoscente e gli chiese di non sterminare la sua stirpe una volta che fosse diventato re di Israele.


Intanto la fine di Saul era vicina. Nella battaglia di Gelboe, gli israeliti furono decimati: a soccombere furono anche Gionata, Abinadab e Malkishuah, figli di Saul. Quest’ultimo, piuttosto che perdere la vita per mano dei filistei, preferì morire gettandosi sulla sua stessa spada e rimanendone trafitto.
Con la fine della dinastia di Saul, tutti gli anziani di Israele si recarono a Ebron e Davide, all'età di 37 anni, fu unto re d'Israele e di Giudea.
Successivamente Davide sconfisse i Gebusei, e conquistò Gerusalemme, e la nominò capitale del suo regno.
Davide portò l'Arca dell'Alleanza a Gerusalemme con l'intento di costruire un tempio. Ma Dio, per bocca del profeta Natan, gli proibì di farlo, dicendo che il tempio sarebbe stato costruito da generazioni future. Fece però un patto con Davide, promettendogli che egli avrebbe stabilito la casa di Davide in eterno: "… e il tuo trono sarà reso stabile per sempre."
Per tutto il suo regno, l'Arca rimase nella tenda innalzata da Davide: da lì sarebbe stata spostata solo dopo la costruzione del tempio di Salomone.
Una sera, mentre passeggiava sulla terrazza reggia, Davide vide una donna bellissima che faceva il bagno: si trattava di Betsabea moglie del suo ufficiale Uria l'Ittitta. La invitò a venire da lui e i due commisero adulterio a seguito del quale venne concepito un bambino.
Intanto l'esercito di Davide, guidato da Joab e tra le cui file figurava anche Uria l'Ittita, era impegnato nell'assedio della città ammonita di Rabbah. Davide richiamò Uria l'Ittita a Gerusalemme, chiedendogli informazioni sull'andamento della guerra e poi gli ordinò di andare a casa: l'intento era quello di far sì che Uria trascorresse la notte con la moglie così da poter mascherare la paternità del bambino che sarebbe nato. Ma Uria disubbidì e dormì fuori la porta del re perché non riteneva giusto godere degli agi di casa mentre gli altri soldati erano impegnati al fronte. Davide allora lo fece mangiare e ubriacare, sempre con la stessa speranza: ma neanche la notte successiva Uria andò a casa sua. L'indomani, Davide scrisse una lettera nella quale chiedeva a Joab che Uria venisse messo in prima linea e lasciato da solo perché andasse incontro a morte sicura: diede quindi la lettera allo stesso Uria perché la recapitasse a Joab.
Uria cadde sotto i colpi degli ammoniti e Betsabea divenne moglie di Davide.


Il profeta Natan lo rimproverò, dicendogli che Dio l'avrebbe punito con la sua stessa colpa, prendendogli tutte le mogli per darle ad altri in pieno giorno. Davide si pentì e allora Natan gli disse che questo non sarebbe più successo ma che il bambino che era stato concepito sarebbe morto.
Il bambino nacque ma si ammalò subito. Per sette giorni Davide digiunò, sperando, invano, nella sua salvezza: il settimo giorno il bambino morì. Allora Davide si cambiò e mangiò: a chi gli chiedeva come mai lo faceva proprio ora che il bambino era morto egli disse che non aveva più senso digiunare tanto il piccolo non sarebbe più ritornato. Andò poi a consolare Betsabea e quindi passò la notte con lei: sarebbe così stato concepito Salomone, futuro re d'Israele.
Assalonne era il terzo figlio di Davide.
Qualche tempo dopo, Assalonne chiese al padre il permesso di andare ad Ebron, ma una volta arrivato lì si proclamò re. Davide allora decise di fuggire da Gerusalemme con il suo popolo rifugiandosi oltre il fiume Giordano.
Assalonne entrò in Gerusalemme e organizzo un forte esercito per combattere il padre Davide.
Nella foresta di Efraim si scatenò una feroce battaglia nella quale l'esercito di Assalonne venne sterminato. Quest'ultimo, cavalcando un mulo, rimase sospeso in aria, con la testa impigliata tra i rami di una quercia: Joab, uno dei tre capi nominati da Davide per la battaglia, conficcò tre freccie nel petto di Assalonne, che venne poi finito da dieci scudieri.


Quando Davide venne a sapere della morte di Assalonne provò grande dolore: «Figlio mio! Assalonne figlio mio, figlio mio Assalonne! Fossi morto io invece di te, Assalonne, figlio mio, figlio mio!».
Davide venne riconfermato re e tornò a Gerusalemme.
Davide morì e fu sepolto nella città di Davide, dopo aver regnato per quarant'anni su Israele, succeduto da Salomone.
Salomone è stato il terzo re d'Israele e durante la sua reggenza venne costrui il Tempio.
Il punto di snodo del regno di Salomone fu la richiesta a Dio di dargli il discernimento, necessario secondo lui per governare un popolo. Dopo questo fatto la sua potenza e ricchezza divennero leggendarie.
Alla metà del X secolo a.C., iniziò la costruzione del Tempio che terminò in circa sette anni. Questo dato è importante per capire la grandezza di Salomone.

http://www.bing.com/videos/search?q=+il+tempio+di+Salomone&qs=n&form=QBVR&pq=il+tempio+di+salomone&sc=3-18&sp=-1&sk=#view=detail&mid=D72839638A5664CA5C81D72839638A5664CA5C81
Come ogni altro re di quel periodo, Salomone prese a circondarsi di mogli, sia per motivi politici (poteva così stringere alleanze con i popoli vicini), sia per dimostrare il proprio potere. Ma per questa via attuò anche una decadenza spirituale all'interno di Israele, dato che ogni nuova moglie adorava diverse divinità, e anche Salomone prese ad adorarli.
Il fatto portò alla decisione divina di dividere il regno in due parti, ma solo dopo la morte di Salomone
Un'altro episodio celebre fu quello di due donne che si presentarono da Salomone: ciascuna aveva partorito un figlio a pochi giorni di distanza l'uno dall'altro ed entrambe dormivano nella stessa casa. Una notte accadde che uno dei due bambini morì e sua madre, secondo l'accusa, aveva scambiato il figlio morto con quello vivo dell'altra donna mentre questa dormiva. Salomone, dopo aver ascoltato le due donne sostenere più volte le loro tesi, fece portare una spada e ordinò che il bambino vivente fosse tagliato a metà per darne una parte a ciascuna di esse.
Allora la vera madre lo supplicò di consegnare il bimbo all'altra donna, pur di salvarlo. Salomone capì così che quella era la vera madre e le restituì il bambino. Fu così reso noto a tutti che Salomone era veramente un re buono, santo e di fede.