mercoledì 15 ottobre 2014

Abramo e i patriarchi

La chiamata di Abramo
Abramo è il primo patriarca dell'ebraismo, del cristianesimo e dell'islam. La sua storia è narrata nel Libro della Genesi ed è ripresa dal Corano.
Non esistono testimonianze indipendenti dal Genesi dell'esistenza di Abramo: non è quindi possibile attestare la sua storicità. In ogni caso possiamo collocare le vicende che lo riguardano in un periodo che va tra il XX ed il XIX secolo a.C. Nella Bibbia le storie dei patriarchi (Abramo,Isacco e Giacobbe), non sono delle biografie, né racconti storici nel senso comune del termine, ma di fissazione per iscritto di tradizioni orali trasmesse per generazioni di padre in figlio durante i secoli.
Secondo il racconto biblico il Dio unico Abram, figlio di Terach e fratello di Nacor e Aran, era un pastore che viveva nella città di Ur con la propria famiglia. Qui sposò Sarai e con tutta la famiglia si spostarono a Carran, città della Mesopotamia settentrionale (oggi in Turchia).
Un giorno Dio parlò ad Abramo, ordinandogli di lasciare la sua terra e di dirigersi nella terra che lui gli avrebbe indicato. Tre sono le promesse che Dio fa ad Abramo:
una numerosa discendenza; la benedizione, tramite lui, di tutti i popoli della Terra; la promessa di un territorio per la sua discendenza.



Abram, che aveva a quel punto 75 anni e non era ancora riuscito ad avere figli a causa della sterilità di Sarai, obbedì: radunò la carovana delle sue greggi e i suoi servi e partì, lasciando Carran, con sua moglie e il nipote Lot. Quando arrivò nel paese di Caanan, nei pressi di Sichem, Dio gli apparve in un luogo chiamato Betel ("Casa-di-Dio") e gli fece la promessa che quella terra sarebbe appartenuta alla sua discendenza. Lì, Abram costruì un altare. Poi piantò la tenda tra Betel e Ai e costruì un altro altare. Infine, si diresse verso il deserto del Negheb.


Per salvarsi dallacarestia a Canaan, Abram fuggì in Egitto, raccomandando a Sarai di spacciarsi per sua sorella, nel timore che la bellezza di lei potesse attrarre su di lui la violenza degli Egizi. In effetti, voci sulla bellezza di Sarai giunsero fino alle orecchie del faraone e marito e moglie vennero condotti a palazzo. Ad Abram vennero regalate numerose bestie.
Abram tornò nel Negheb dall'Egitto, dove si separò dal nipote Lot. Lot si trasferì nelle vicinanze della città di Sodoma.
Nello stesso luogo dove tempo prima Dio gli aveva parlato, Abram ebbe una nuova rivelazione da Dio: in lui sarebbero state benedette tutte le genti, gli avrebbe concesso una discendenza numerosa come le stelle del cielo e i granelli di sabbia del mare.

In una nuova visione, Dio confermò ad Abram l'alleanza, che si sarebbe estesa a tutta la sua discendenza. Sarai era sterile e avanti negli anni, quindi Abram ritenne opportuno accettare il suggerimento di Sara di avere un figlio con la schiava egiziana Agar, che chiamò Ismaele. Ma Dio apparve nuovamente ad Abramo tredici anni più tardi, confermando che Sarai gli avrebbe dato un figlio legittimo nonostante l'età avanzata, e cambiò . In questa occasione Dio dettò anche il precetto della circoncisione, come segno dell'alleanza di Abramo e della sua casa a Dio.


La circoncisione rituale è un rituale di passaggio consistente nella circoncisione del prepuzio maschile.
Otto giorni dopo la nascita di un figlio maschio gli Ebrei eseguono il rito di Brit Milah (circoncisione). Il rito risale proprio ai tempi di Abramo al quale, come detto sopra, fu ordinato di circoncidere se stesso e i suoi figli Ismaele e Isacco ,come segno della sua alleanza con Dio. Dato che Isacco aveva otto giorni di vita al momento della sua circoncisione, oggi il Brit milah viene pratico ai bambini che hanno raggiunto l’ottavo giorno di età. La cerimonia può essere rimandata per ragione di salute.








La prova di Abramo
In seguito, un giorno, Abramo vide davanti alla sua tenda tre uomini e li invitò a riposarsi. Diede loro,come gesto di ospitalità, dell'acqua per lavarsi i piedi e Sara preparò delle focacce e del vitello da mangiare. Essi si riposarono e mangiarono. Al momento di andare via, assicurarono che Sara, l'anno successivo, avrebbe avuto un figlio. Sara, all'udire queste parole si mise a ridere, perché era troppo vecchia per avere un bambino. Allora i viandanti risposero dicendo che niente è impossibile a Dio. Sul punto di andarsene, i viandanti rivelarono ad Abramo la volontà di Dio di distruggere Sodoma e Gomorra. Abramo intercedette allora per i giusti che sarebbero morti insieme agli empi e ottenne da Dio la promessa che se in tutta Sodoma e Gomorra avesse trovato solo dieci giusti, a motivo di quei dieci, avrebbe sicuramente risparmiato le città dalla distruzione.


Il libro della Genesi continua raccontando che l'anno dopo, Sara partorì un figlio maschio che venne chiamato Isacco , nome che significa “Risata” (perché Sara aveva riso all'idea di poter avere un figlio all'età di novant'anni). In seguito a ciò scoppiò una violenta gelosia tra Sara e Agar, al punto che Abramo decise di allontanare nel deserto Agar e suo figlio Ismaele , dando loro un pane e un otre d'acqua.
Quando Isacco era già un ragazzo, Dio mise alla prova Abramo: gli disse di andare sul monte Moria e di sacrificare il suo unico figlio. Abramo, accettò e obbedì senza discutere. Mentre legava Isacco per il sacrificio, però, apparve un angelo che disse ad Abramo di non far niente a suo figlio e che Dio aveva apprezzato la sua ubbidienza, benedicendolo "con ogni benedizione"e gli indicò un ariete da sacrificare al suo posto.
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Da Isacco a Giacobbe
Il popolo ebraico riconosce le proprie origini in Abramo e nella sua discendenza: i patriarchi, cioè le persone più autorevoli all'interno del gruppo.
  • Isacco, il figlio di Abramo, a sua volta ebbe da sua moglie Rebecca due figli: Esaù e Giacobbe.
  • Giacobbe è il figlio di Isacco e di Rebecca. Da Giacobbe discendono le dodici tribù d’Israele. Il suo nome significa letteralmente “soppiantatore” e deriva dal termine ebraico “ageb”, ossia “tallone”, “calcagno” e, più nello specifico, “afferrare per il calcagno o soppiantare”. Fu chiamato in questo modo perché al momento del parto teneva con la mano il calcagno del fratello gemello nato per primo, Esaù, e quindi erede della primogenitura. Com’è noto, tra i popoli orientali, ma non solo, il nome, col suo significato, rispecchiava una qualche qualità del nascituro o un’aspirazione dei genitori nei suoi riguardi. Così, questo è da tener presente anche quando a Giacobbe l’angelo di Dio nel famoso combattimento notturno, gli cambia il nome in “Israele” ovvero “colui che lottò col Signore e vinse”.


Giacobbe nacque e visse l’adolescenza nella terra di Canaan e riuscì ad ottenere i diritti della primogenitura (eredità spirituale e di governo) che spettavano al primogenito Esaù. La ottenne però con l’inganno e con la collaborazione della madre. Così avvenne che quando il padre Isacco era ammalato e praticamente cieco, Giacobbe, in assenza del fratello, si presentò a lui per ricevere la benedizione come da usanza ebraica. Per fare questo, dovette fingersi Esaù indossando pelli di capra sulle braccia per sembrare peloso al tatto (Esaù era molto peloso) e le vesti del fratello con il suo odore. Mettendo poi una mano sotto la coscia del padre e modificando la voce, gli offrì il famoso piatto di lenticchie e, così, ottenne la benedizione e con essa tutti i diritti della primogenitura.




Questo suscitò l’ira di Esaù e Giacobbe dovette riparare presso lo zio Labano. Durante il cammino Giacobbe dormì a Luz (poi detta Betel, casa di Dio) dove fece il famoso sogno della scala sulla quale salivano e scendevano gli angeli alla cui sommità c’era Dio che gli prediceva della sua numerosa discendenza. Giacobbe fece voto di riconoscerlo sempre come suo Dio.




Da Labano Giacobbe s’innamorò della figlia Rachele, ma per averla in sposa dovette riscattarla lavorando come pastore per sette anni. Al termine del periodo però Labano fece introdurre nella tenda di Giacobbe non Rachele ma la figlia maggiore, Lia. Il giorno dopo Giacobbe si accorse dell’inganno ma Labano si giustificò dicendo che l’usanza era quella di sposare prima la figlia maggiore se nubile. Labano, poi, in cambio di altri sette anni di servizio presso di lui, gli promette con certezza Rachele. Questa, divenuta moglie era sterile mentre Lia aveva dato alla luce dei capostipiti delle tribù d’Israele, Ruben, Simeone, Levi e Giuda. Così a Giacobbe fu offerta anche la schiava Bila (da cui Dan e Neftali) e poi ebbe da Lia anche la schiava Zilpa (da cui Gad e Aser). Da Lia poi nacquero Issacar, Zabulon e Dina. Ma Dio si ricordò di Rachele e nacque Giuseppe.
Intanto erano diventati difficili i rapporti con lo zio Labano e, attraverso una serie di raggiri, Giacobbe riuscì a partire ma Rachele prese di nascosto di tutti le divinità (statuette) pregate dal padre per la protezione.
Labano li inseguì ma non trovò le statuette nascoste da Rachele.
Durante il cammino Giacobbe ebbe una visione divina che lo confortò. Nelle vicinanze di Seir, nei dintorni del campo del fratello Esaù, Giacobbe inviò un messaggero per la pace e sperando nel suo perdono. Giacobbe passò la notte sullo Iabbok, un affluente del Giordano. Qui avvenne la lotta con l’angelo di Dio e Giacobbe acquistò il nuovo nome di Israele.


I due fratelli si riconciliarono. Qui avvenne poi la vicissitudine del rapimento di Dina da parte dei Sichemiti. In sostanza, con altri inganni i fratelli di Dina, dopo la finta alleanza suggellata con la circoncisione dei Sichemiti, approfittarono della debolezza fisica dei maschi dovuta alla circoncisione stessa, uccidendoli e saccheggiando ogni bene. Giacobbe condannò tale azione per le eventuali ritorsioni dei superstiti e dei popoli vicini. Nel cammino Rachele rimase incinta una seconda volta e mise alla luce Beniamino ma subito dopo morì.

Giacobbe riuscì a essere a Hebron accanto al padre proprio al momento della sua morte insieme con il fratello Esaù. Da questo momento in poi, Giacobbe si stanzia in questo luogo e la storia di Israele continua con i suoi figli e, in particolare, con Giuseppe, il figlio più amato che, venduto dai fratelli, riabbraccerà in Egitto come vicegovernatore.

Il patriarca Giacobbe morì in tarda età e fu seppellito dai figli nella caverna che acquistò Abramo a Macpela di fronte a Mamre.
Nonostante il suo vacillare Giacobbe fece la volontà di Dio che, attraverso Giacobbe, va oltre le leggi, oltre i legami familiari e si serve degli errori umani per fare la sua volontà.

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