Vita
religiosa e vita civile
Con
religione
romana
si intende indicare l'insieme di credenze, culti e costumi religiosi,
propri della Roma antica e della civiltà che ne è conseguita. La
"religione romana" è inoltre un fenomeno reso complesso
sia per le variazioni che contraddistinsero la sua evoluzione
nell'arco dei secoli, in quanto ha subito l'influenza di diversi
sistemi religiosi (sincretismo
religioso)
e alla varietà delle pratiche cultuali.I romani, infatti, subirono
influssi di popoli con i quali entrarono in contatto (Etruschi e
altri poli italici, Greci). Non si è in grado di stabilire con
certezza l'avvio di tale sistema di credenze anche se la tradizione
vuole la fondazione della città di Roma avvenuta nel 753.a.C., la
religione romana cessò comunque di essere nel IV secolo con gli
editti promulgati dall'imperatore romano di di fede cristiana
Teodosio che proibì tutti i culti non cristiani. A differenza di
quelle greche le divinità dei Romani incarnavano i valori su cui era
fondata la società. L'osservanza dei valori divini serviva infatti a
garantire il buon finanziamento della società. Profondamente
religiosi, ritenevano di dover vivere con giustizia e praticando la
Pietas, che
si esprime nell'onore e nella venerazione dovuta agli dèi, nello zelo
per le azioni rituali, la preghiera, il sacrificio. Il culto verso
gli dei era quindi un dovere morale e civico, quindi solamente la
pietas,
ovvero il rispetto per il sacro e l'adempimento dei riti, poteva
assicurare la pax
deorum
per il bene della città, della famiglia e dell'individuo.
Altre
due caratteristiche salienti della religione romana possono essere
individuate nel politeismo e nell'estrema tolleranza verso altre
realtà religiose.
Sincretismo
religioso -
si intende la tendenza a conciliare diversi elementi religiosi
provenienti da due o più dottrine diverse.
Le
divinità
La religione romana si sviluppò in tre fasi successive:
Fase
arcaica (ciò che è vecchio o che era all'origine: Triade originaria
di divinità formata da Giove, Marte e Quirino.
Influenza
degli etruschi: Triade capitolina formata da Giove, Giunone e
Minerva, Diana.
Influenza
greca: Politeismo antropomorfico con una ritualità esteriore.
Culti
orientali: Culti misterici : Dioniso, Iside, Mitra; nasce l'idea
di una promessa di sopravvivenza dopo la morte.
- Accanto agli dèi venerati da tutta la comunità, vi
erano anche gli dèi famigliari cui venivano rivolti i culti privati:i
mani, che erano gli spiriti dei morti; i lari, che
proteggevano i territori abitati e la famiglia; i penati, dèì
dell padre di famiglia e dei suoi parenti, che venivano trasmessi in
eredità
Queste sono le divinità più importanti adorate dai
romani:
Giove
- Dio del fulmine e della pioggia,
divenne la prima divinità del Campidoglio. A lui si attribuivano
come presagi tutti i segni celesti e il volo degli uccelli.
Era il
protettore dei contratti tra i privati e fra i popoli confinanti così
come del sacro vincolo del matrimonio. Il suo tempio era sul colle
Capitolino.
Giunone
- Antica divinità italica, sposa di
Giove, venne identificata con la dea greca Hera.
Giunone era
assimilata con la Luna e a lei era consacrata la notte. Le erano
dedicate le Kalende, i giorni della luna nuova. Protettrice del
matrimonio e della famiglia, era ostile alle meretrici pubbliche. A
Roma il suo Tempio era sul Campidoglio.
Minerva
- Divinità di origine italica, a
Roma il suo culto fu introdotto nel VI sec. a.C.
Protettrice
delle attività intellettuali, delle arti e dei mestieri, Minerva era
la dea dell’ingegno e della sapienza. Fu solo in seguito che
l’influenza greca ne accentuò il carattere guerriero. Il suo
Tempio era sul Campidoglio.
Marte
- Antica divinità dei Latini, in
origine dio delle coltivazioni e dell’allevamento. Divenne in
seguito dio della guerra quando l’aspetto militare e
espansionistico assunse per i romani un’importanza maggiore
rispetto a quello della produzione agricola. A lui era dedicato il
mese di Marzo quando si allestivano le spedizioni militari. A Roma il
suo Tempio era situato presso il Foro.
Diana
- Divinità cacciatrice e silvestre,
identificata con la dea greca Artemide, era considerata una dea
vergine. Possedeva anche un altro aspetto, celeste, che la rendeva
concorrente di Giunone e come lei legata alla Luna e protettrice
delle partorienti. A Roma il suo sacrario era sull’Aventino.
Venere
- Assimilata ad Afrodite dea della
bellezza, dell’amore, della fecondità della natura primaverile e
il carattere di divinità della natura, protettrice di orti e
giardini, la legava alla festa dei Vinalia rustica (il 19 agosto).
Dal tempo di Giulio Cesare, che faceva risalire la sua famiglia da
Enea e dunque da Venere stessa, fu istituito il culto della Venere
genitrice, che insieme a Marte, progenitore di Romolo, formò una
nuova coppia divina nella religione ufficiale dell’impero.
Esculapio
- Nome latino del dio greco della
medicina Asclepio. A Roma il suo culto fu introdotto dopo la
pestilenza del 293 a.C. Secondo la leggenda un serpente sacro al dio,
portato su una nave da Epidauro a Roma, scese sull’isola Tiberina
dove fu eretto un santuario ad Asclepio. Attributo principale del dio
era il serpente; altri attributi erano il bastone, i papaveri, la
capra e il cane.
Tellus
(Tellura) - La Terra era una delle
divinità più antiche, accomunata al culto del Sole e della Luna.
Venerata come dea della vegetazione e della semina. In suo onore si
celebravano sacrifici il giorno precedente a quello della raccolta
delle messi. Le era stato dedicato un tempio sull’Esquilino.
Vesta
- Divinità antichissima, ad essa
era associato il culto del focolare sia domestico che pubblico. In
suo onore si celebravano le Vestalia: il suo tempio era collocato nel
Foro e il culto celebrato dalle vestali, vergini sacerdotesse. Come
patrona del focolare dello stato era invocata in caso di pubbliche
calamità e il suo culto rimase inalterato fino alla fine del
paganesimo.
Fortuna
- Venerata dai romani con il nome
di Fors Fortuna il suo nome ricorda la supremazia del caso, ma anche
la fertilità: molte furono le forme e gli epiteti della fortuna. Era
di solito rappresentata mentre dava il latte a Giove e Giunone. I
suoi attributi erano il timone, il globo, la ruota, la cornucopia,
mentre la benda sugli occhi è un’invenzione rinascimentale. A Roma
il suo tempio più importante si trovava a Preneste.
Flora
- Antica dea italica, collegata al
fiorire delle piante e particolarmente delle spighe. A lei erano
dedicati i Floralia che si svolgevano alla fine di aprile. Una tarda
tradizione faceva di Flora l’antico nome sacrale di Roma. Il suo
tempio era nei pressi del Circo Massimo.
Giano - è il dio degli inizi, materiali e immateriali, ed è una delle divinità più antiche e più importanti della religione romana. Di solito è raffigurato con due volti, poiché il dio può guardare il futuro e il passato.
Secondo
i romani la forma più semplice con cui l'uomo poteva entrare in
contatto con il divino era la preghiera, che veniva recitata a capo
coperto e non doveva subire interruzioni. I sacrifici erano di
ringraziamento ed espiazione. Normalmente il sacrificio consisteva in
un offerta di cibo. In particolari occasioni venivano sacrificati
animali: bianchi per gli dèi celesti, neri per quelli degli inferi.
Dopo la sua morte, il corpo dell'animale veniva tagliato a pezzi e un
particolare sacerdote, l'aruspice, esaminava le interiora, e dalla
loro forma deduceva se la divinità avrebbe gradito il sacrificio.la
carne veniva poi cotta e mangiata. Questa pratica
religiosa forse era la più importante. Perchè dall'interpretazione
dei segni e dei presagi, si cercav di comprendere il volere degli
dei. Prima di intraprendere qualsiasi azione rilevante era infatti
necessario conoscere la volontà delle divinità e assicurarsene la
benevolenza con riti adeguati. Le pratiche più seguite riguardavano:
Il volo degli
uccelli: l'augure
tracciava delle linee nell'aria con un bastone ricurvo, delimitando
una porzione di cielo, che scrutava per interpretare l'eventuale
passaggio di uccelli
La lettura delle
viscere degli animali: solitamente un fegato di un animale
sacrificato veniva osservato dagli aruspici
di provenienza etrusca per comprendere il volere del dio
Poi venivano
osservati anche i prodigi: qualsiasi prodigio o evento
straordinario, quali calamità naturali, epidemie, eclissi, etc, era
considerato una manifestazione del favore o della collera divina ed
era compito dei sacerdoti cercare di interpretare tali segni.
I
luoghi sacri
Lo spazio sacro per i Romani era il tempio
(templum), un luogo consacrato, orientato secondo i punti
cardinali, secondo il rito dell'inaugurazione, che corrispondeva allo
spazio sacro del cielo. Gli edifici di culto romani erano di vari
tipi e funzioni. L'altare o ara era la
struttura sacra dedicata alle cerimonie religiose, alle offerte ed ai
sacrifici.
Eretti
dapprima presso le fonti e nei boschi, progressivamente gli altari
furono collocati all'interno delle città, nei luoghi pubblici, agli
incroci delle strade e davanti ai templi. Numerose erano anche le
aediculae e
i sacella,
che riproducevano in piccolo le facciate dei templi. Il principale
edificio cultuale era rappresentato dall'aedes,
la vera e propria dimora del dio, che sorgeva sul templum,
l'area sacra inaugurata. Col tempo i due termini diventarono sinonimi
per indicare l'edificio sacro.
Vi
erano inoltre apposite nicchie, addossate ai muriesterni delle case o
hai confinidelle proprietà,dette larari,in cui venivanovenerati i
Lari.
Ogni casa aveva un altare domestico.
Il tempio
romano risente inizialmente dei modelli etruschi, ma presto vengono
introdotti elementi dall'architettura greca ellenistica. La più
marcata differenza del tempio romano rispetto a quello greco è la
sua sopraelevazione su un alto podio, accessibile da una scalinata
spesso frontale. Inoltre si tende a dare maggiore importanza alla
facciata, mentre il retro è spesso addossato a un muro di recinzione
e privo dunque del colonnato.
Le
persone sacre
Nel
culto domestico il capofamiglia (pater
familias) era il capo costituito di tutti gli atti cultuali, presiedeva le
cerimonie domestiche.
I
riti pubblici erano invece celebrati dai sacerdoti suddivisi in vari
collegi sacerdotali dell'antica Roma, i quali costituivano
l'ossatura della complessa organizzazione religiosa romana. Essi
istruivano il popolo circa il modo e il tempo con cui celebrare gli
atti di culto e furono ideatori del calendario.
Al
primo posto della gerarchia religiosa troviamo il rex sacrorum.
I flamini
che si dividevano in 3 maggiori e 12 minori, erano sacerdoti addetti
ciascuno al culto di una specifica divinità e per questo non sono
un collegio ma solo un insieme di sacerdozi individuali.
I
pontefici in numero di 16, con a capo
il Pontefice massimo, presiedevano alla sorveglianza e al governo del
culto religioso;
Gli auguri,
addetti all'interpretazione degli auspici ed alla verifica del
consenso degli dei.
Le vestali,
6 sacerdotesse
consacrate alla deaVesta;
I decemviri
o Quimdecemviri sacris faciundis, addetti alla divinazione
ed alla interpretazione dei Libri sibillini;
Gli epuloni
addetti ai banchetti sacri.
Le
principali festività
Durante
l'anno si svolgevano feste solenni che dovevano servire a procurare
la benedizione degli dèi alla città e ai suoi abitanti,favorendo la
fecondità delle donne,degli animali e dei campi e la vittoria sui
nemici.
Le
cerimonie sacre si celebravano in determinati periodi, chiamati
secondo il calendario dies
nefasti,
in cui era proibito occuparsi delle proprie attività.
Ogni
mese era dedicato alla celebrazione di riti particolari.Ad esempio
febbraio era dedicato alle lustrationes, purificazioni rituali con acque consacrate.
Le festività romane, le Feriae erano giorni di festa celebrati solennemente, perché normalmente
celebrate in onore di una certa divinità o occorrenza religiosa;
tra questi i più importanti erano i Saturnalia, i Consualia,
i Lupercalia e i riti della Bona Dea.
I
testi sacro
I
Romani non possedevano scritti sacri.Vennero tramandati i Libri
sibillini
, una raccolta di opere cultuali e oracoli che, secondo leggenda, la
Sibilla di Cuma (presso Napoli) aveva donato al re Numa Pompilio.
l'idea
della morte e dell'aldilà
I morti vegetavano tristemente nel mondo degli
inferi.Si cercava di propiziarzeli con un sacrificio offerto nove
giorni dopo la sepoltura; inoltre, in determinate festività si
compivano riti particolari per convincere i morti a lasciare in pace
i vivi.
Durante
iparentalia
ogni famiglia onorava la tomba degli antenati, per ottenerne
protezione e nei pressi della tomba si consumava un bacchetto
chiamato refrigerium.
Nella
visione romana dell'oltre tomba, le anime dei morti erano destinate
a luoghi diversi:i Campi
del pianto,
per coloro che erano morti giovani; il Tartaro
per i malvagi;
i Campi Elisi,
per i giusti.