sabato 20 settembre 2014

La religione romana

Vita religiosa e vita civile


Con religione romana si intende indicare l'insieme di credenze, culti e costumi religiosi, propri della Roma antica e della civiltà che ne è conseguita. La "religione romana" è inoltre un fenomeno reso complesso sia per le variazioni che contraddistinsero la sua evoluzione nell'arco dei secoli, in quanto ha subito l'influenza di diversi sistemi religiosi (sincretismo religioso) e alla varietà delle pratiche cultuali.I romani, infatti, subirono influssi di popoli con i quali entrarono in contatto (Etruschi e altri poli italici, Greci). Non si è in grado di stabilire con certezza l'avvio di tale sistema di credenze anche se la tradizione vuole la fondazione della città di Roma avvenuta nel 753.a.C., la religione romana cessò comunque di essere nel IV secolo con gli editti promulgati dall'imperatore romano di di fede cristiana Teodosio che proibì tutti i culti non cristiani. A differenza di quelle greche le divinità dei Romani incarnavano i valori su cui era fondata la società. L'osservanza dei valori divini serviva infatti a garantire il buon finanziamento della società. Profondamente religiosi, ritenevano di dover vivere con giustizia e praticando la Pietas, che si esprime nell'onore e nella venerazione dovuta agli dèi, nello zelo per le azioni rituali, la preghiera, il sacrificio. Il culto verso gli dei era quindi un dovere morale e civico, quindi solamente la pietas, ovvero il rispetto per il sacro e l'adempimento dei riti, poteva assicurare la pax deorum per il bene della città, della famiglia e dell'individuo.
Altre due caratteristiche salienti della religione romana possono essere individuate nel politeismo e nell'estrema tolleranza verso altre realtà religiose.

Sincretismo religioso - si intende la tendenza a conciliare diversi elementi religiosi provenienti da due o più dottrine diverse.


Le divinità

La religione romana si sviluppò in tre fasi successive:
  1. Fase arcaica (ciò che è vecchio o che era all'origine: Triade originaria di divinità formata da Giove, Marte e Quirino.
  2. Influenza degli etruschi: Triade capitolina formata da Giove, Giunone e Minerva, Diana.
  3. Influenza greca: Politeismo antropomorfico con una ritualità esteriore.
  4. Culti orientali: Culti misterici : Dioniso, Iside, Mitra; nasce l'idea di una promessa di sopravvivenza dopo la morte.
  5. Accanto agli dèi venerati da tutta la comunità, vi erano anche gli dèi famigliari cui venivano rivolti i culti privati:i mani, che erano gli spiriti dei morti; i lari, che proteggevano i territori abitati e la famiglia; i penati, dèì dell padre di famiglia e dei suoi parenti, che venivano trasmessi in eredità
Queste sono le divinità più importanti adorate dai romani:
Giove - Dio del fulmine e della pioggia, divenne la prima divinità del Campidoglio. A lui si attribuivano come presagi tutti i segni celesti e il volo degli uccelli.
Era il protettore dei contratti tra i privati e fra i popoli confinanti così come del sacro vincolo del matrimonio. Il suo tempio era sul colle Capitolino.
Giunone - Antica divinità italica, sposa di Giove, venne identificata con la dea greca Hera.
Giunone era assimilata con la Luna e a lei era consacrata la notte. Le erano dedicate le Kalende, i giorni della luna nuova. Protettrice del matrimonio e della famiglia, era ostile alle meretrici pubbliche. A Roma il suo Tempio era sul Campidoglio.
Minerva - Divinità di origine italica, a Roma il suo culto fu introdotto nel VI sec. a.C.
Protettrice delle attività intellettuali, delle arti e dei mestieri, Minerva era la dea dell’ingegno e della sapienza. Fu solo in seguito che l’influenza greca ne accentuò il carattere guerriero. Il suo Tempio era sul Campidoglio.
Marte - Antica divinità dei Latini, in origine dio delle coltivazioni e dell’allevamento. Divenne in seguito dio della guerra quando l’aspetto militare e espansionistico assunse per i romani un’importanza maggiore rispetto a quello della produzione agricola. A lui era dedicato il mese di Marzo quando si allestivano le spedizioni militari. A Roma il suo Tempio era situato presso il Foro.
Diana - Divinità cacciatrice e silvestre, identificata con la dea greca Artemide, era considerata una dea vergine. Possedeva anche un altro aspetto, celeste, che la rendeva concorrente di Giunone e come lei legata alla Luna e protettrice delle partorienti. A Roma il suo sacrario era sull’Aventino.
Venere - Assimilata ad Afrodite dea della bellezza, dell’amore, della fecondità della natura primaverile e il carattere di divinità della natura, protettrice di orti e giardini, la legava alla festa dei Vinalia rustica (il 19 agosto). Dal tempo di Giulio Cesare, che faceva risalire la sua famiglia da Enea e dunque da Venere stessa, fu istituito il culto della Venere genitrice, che insieme a Marte, progenitore di Romolo, formò una nuova coppia divina nella religione ufficiale dell’impero.
Esculapio - Nome latino del dio greco della medicina Asclepio. A Roma il suo culto fu introdotto dopo la pestilenza del 293 a.C. Secondo la leggenda un serpente sacro al dio, portato su una nave da Epidauro a Roma, scese sull’isola Tiberina dove fu eretto un santuario ad Asclepio. Attributo principale del dio era il serpente; altri attributi erano il bastone, i papaveri, la capra e il cane.
Tellus (Tellura) - La Terra era una delle divinità più antiche, accomunata al culto del Sole e della Luna. Venerata come dea della vegetazione e della semina. In suo onore si celebravano sacrifici il giorno precedente a quello della raccolta delle messi. Le era stato dedicato un tempio sull’Esquilino.
Vesta - Divinità antichissima, ad essa era associato il culto del focolare sia domestico che pubblico. In suo onore si celebravano le Vestalia: il suo tempio era collocato nel Foro e il culto celebrato dalle vestali, vergini sacerdotesse. Come patrona del focolare dello stato era invocata in caso di pubbliche calamità e il suo culto rimase inalterato fino alla fine del paganesimo.
Fortuna - Venerata dai romani con il nome di Fors Fortuna il suo nome ricorda la supremazia del caso, ma anche la fertilità: molte furono le forme e gli epiteti della fortuna. Era di solito rappresentata mentre dava il latte a Giove e Giunone. I suoi attributi erano il timone, il globo, la ruota, la cornucopia, mentre la benda sugli occhi è un’invenzione rinascimentale. A Roma il suo tempio più importante si trovava a Preneste.
Flora - Antica dea italica, collegata al fiorire delle piante e particolarmente delle spighe. A lei erano dedicati i Floralia  che si svolgevano alla fine di aprile. Una tarda tradizione faceva di Flora l’antico nome sacrale di Roma. Il suo tempio era nei pressi del Circo Massimo.
Giano - è il dio degli inizi, materiali e immateriali, ed è una delle divinità più antiche e più importanti della religione romana. Di solito è raffigurato con due volti, poiché il dio può guardare il futuro e il passato.







Il culto
Secondo i romani la forma più semplice con cui l'uomo poteva entrare in contatto con il divino era la preghiera, che veniva recitata a capo coperto e non doveva subire interruzioni. I sacrifici erano di ringraziamento ed espiazione. Normalmente il sacrificio consisteva in un offerta di cibo. In particolari occasioni venivano sacrificati animali: bianchi per gli dèi celesti, neri per quelli degli inferi. Dopo la sua morte, il corpo dell'animale veniva tagliato a pezzi e un particolare sacerdote, l'aruspice, esaminava le interiora, e dalla loro forma deduceva se la divinità avrebbe gradito il sacrificio.la carne veniva poi cotta e mangiata. Questa pratica religiosa forse era la più importante. Perchè dall'interpretazione dei segni e dei presagi, si cercav di comprendere il volere degli dei. Prima di intraprendere qualsiasi azione rilevante era infatti necessario conoscere la volontà delle divinità e assicurarsene la benevolenza con riti adeguati. Le pratiche più seguite riguardavano:
  • Il volo degli uccelli: l'augure tracciava delle linee nell'aria con un bastone ricurvo, delimitando una porzione di cielo, che scrutava per interpretare l'eventuale passaggio di uccelli
  • La lettura delle viscere degli animali: solitamente un fegato di un animale sacrificato veniva osservato dagli aruspici di provenienza etrusca per comprendere il volere del dio
  • Poi venivano osservati anche i prodigi: qualsiasi prodigio o evento straordinario, quali calamità naturali, epidemie, eclissi, etc, era considerato una manifestazione del favore o della collera divina ed era compito dei sacerdoti cercare di interpretare tali segni.


I luoghi sacri

Lo spazio sacro per i Romani era il tempio (templum), un luogo consacrato, orientato secondo i punti cardinali, secondo il rito dell'inaugurazione, che corrispondeva allo spazio sacro del cielo. Gli edifici di culto romani erano di vari tipi e funzioni. L'altare o ara era la struttura sacra dedicata alle cerimonie religiose, alle offerte ed ai sacrifici.
Eretti dapprima presso le fonti e nei boschi, progressivamente gli altari furono collocati all'interno delle città, nei luoghi pubblici, agli incroci delle strade e davanti ai templi. Numerose erano anche le aediculae e i sacella, che riproducevano in piccolo le facciate dei templi. Il principale edificio cultuale era rappresentato dall'aedes, la vera e propria dimora del dio, che sorgeva sul templum, l'area sacra inaugurata. Col tempo i due termini diventarono sinonimi per indicare l'edificio sacro.
Vi erano inoltre apposite nicchie, addossate ai muriesterni delle case o hai confinidelle proprietà,dette larari,in cui venivanovenerati i Lari. Ogni casa aveva un altare domestico.


Il tempio romano risente inizialmente dei modelli etruschi, ma presto vengono introdotti elementi dall'architettura greca ellenistica. La più marcata differenza del tempio romano rispetto a quello greco è la sua sopraelevazione su un alto podio, accessibile da una scalinata spesso frontale. Inoltre si tende a dare maggiore importanza alla facciata, mentre il retro è spesso addossato a un muro di recinzione e privo dunque del colonnato.




Le persone sacre
  • Nel culto domestico il capofamiglia (pater familias) era il capo costituito di tutti gli atti cultuali, presiedeva le cerimonie domestiche.
  • I riti pubblici erano invece celebrati dai sacerdoti suddivisi in vari collegi sacerdotali dell'antica Roma, i quali costituivano l'ossatura della complessa organizzazione religiosa romana. Essi istruivano il popolo circa il modo e il tempo con cui celebrare gli atti di culto e furono ideatori del calendario.
  • Al primo posto della gerarchia religiosa troviamo il rex sacrorum.
  • flamini che si dividevano in 3 maggiori e 12 minori, erano sacerdoti addetti ciascuno al culto di una specifica divinità e per questo non sono un collegio ma solo un insieme di sacerdozi individuali.
  • I pontefici in numero di 16, con a capo il Pontefice massimo, presiedevano alla sorveglianza e al governo del culto religioso;
  • Gli auguri, addetti all'interpretazione degli auspici ed alla verifica del consenso degli dei. 
  • Le vestali, 6 sacerdotesse consacrate alla deaVesta;
  • I decemviri o Quimdecemviri sacris faciundis, addetti alla divinazione ed alla interpretazione dei Libri sibillini;
  • Gli epuloni addetti ai banchetti sacri.

Le principali festività

Durante l'anno si svolgevano feste solenni che dovevano servire a procurare la benedizione degli dèi alla città e ai suoi abitanti,favorendo la fecondità delle donne,degli animali e dei campi e la vittoria sui nemici.

  • Le cerimonie sacre si celebravano in determinati periodi, chiamati secondo il calendario dies nefasti, in cui era proibito occuparsi delle proprie attività.
  • Ogni mese era dedicato alla celebrazione di riti particolari.Ad esempio febbraio era dedicato alle lustrationes, purificazioni rituali con acque consacrate.
  • Le festività romane, le Feriae erano giorni di festa celebrati solennemente, perché normalmente celebrate in onore di una certa divinità o occorrenza religiosa; tra questi i più importanti erano i Saturnalia, i Consualia, i Lupercalia e i riti della Bona Dea.
I testi sacro

I Romani non possedevano scritti sacri.Vennero tramandati i Libri sibillini , una raccolta di opere cultuali e oracoli che, secondo leggenda, la Sibilla di Cuma (presso Napoli) aveva donato al re Numa Pompilio.
l'idea della morte e dell'aldilà
  • I morti vegetavano tristemente nel mondo degli inferi.Si cercava di propiziarzeli con un sacrificio offerto nove giorni dopo la sepoltura; inoltre, in determinate festività si compivano riti particolari per convincere i morti a lasciare in pace i vivi.
  • Durante iparentalia ogni famiglia onorava la tomba degli antenati, per ottenerne protezione e nei pressi della tomba si consumava un bacchetto chiamato refrigerium.
  • Nella visione romana dell'oltre tomba, le anime dei morti erano destinate a luoghi diversi:i Campi del pianto, per coloro che erano morti giovani; il Tartaro per i malvagi; i Campi Elisi, per i giusti.




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