venerdì 28 novembre 2014

Un libro di libri

Una biblioteca sacra



La Bibbia (dal greco βιβλία, biblía, che significa libri) è il libro sacro della religione cristiana. Si compone di 73 libri, differenti per origine e composizione, scritti in un arco di tempo che va dal X secolo a.C. al I secolo d.C.


Si definisce anche Sacra Scrittura perché si tratta di scritti che leggono l'azione e la presenza di Dio nella storia e sono finalizzati a orientare il popolo e la cultura in senso sacro; si chiama anche Parola di Dio, perché attraverso essa Dio ha comunicato e rivelato Sé stesso e la sua parola di verità.
La Scrittura è il luogo dove Dio si è rivelato all'uomo, cioè gli ha comunicato i principi di salvezza e le verità che lo conducono alla vita eterna.
La rivelazione è avvenuta in due modi:
  1. tramite le parole;
  2. tramite gli eventi.
In modo più magistrale Dio si è rivelato in Gesù Cristo, suo Figlio fatto uomo. La Sacra Scrittura narra le opere con cui Egli si è mostrato all'uomo, accompagnate dalle parole.


Il TANAK

Tanàkh è l'acorinimo con cui si designano i testi sacri dell'ebraismo, per questo indicati comunemente anche come Bibbia ebraica. Questi testi costituiscono, insieme ad altri libri non riconosciuti come canone dall'ebraismo, l'Antico Testamento della Bibbia cristiana. Nell'ebraismo è la Torah scritta ricevuta dal capo dei profeti Mosè ed ereditata dal popolo ebraico.



Il Tanàkh è così composto:
  • Torah (Legge)primi 5 libri : Libri della Genesi;Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio.
  • Nebiim (Profeti):libri di Giosuè, Giudici, Samuele I e II, ReI e II.
  • Profeti posteriori: Isaia, Geremia, Ezechiele.
  • Profeti minori: Osea, Gioele, Amos, Abdia, Giona, Michea, Naum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria, Malachia.
  • Ketubiim (Scritti): Salmi, Pproverbi, Giobbe Cantico dei Cantici, Rut, Lamentazioni, Qoèlet (o Ecclesiaste), Ester, Daniele, Esdra, Neemia, Primo e Secondo libro delle Cronache.

Il sistema di citazione

La Bibbia è divisa all'interno di ogni libro in CAPITOLI e VERSETTI per indicare una frase o un brano.
COME si fa a citare un testo?
Innanzitutto si scrive l'abbreviazione del libro che interessa, poi il numero del capitolo seguito dalla virgola e infine i numeri dei versetti in cui è contenuto il testo divisi da un trattino.
ESEMPIO: Lv. 12, 1-7 = Libro del  Levitico, capitolo 12, dal versetto 1 al versetto 7.
NOTA: Alcune particolarità:
  • Es. 13,2.7 = Libro dell'Esodo capitolo 13,solo i versetti 2 e 7.
  • * Gn 11-15 = Libro della Genesi dal capitolo 11 al 15
  • * Gn 11.15 = Libro della Genesi solo i capitoli 11 e 15
  • * Mt. 6,1 ss = Vangelo di Matteo capitolo 6 versetto 1 e seguenti
  • * Lc. 8 = vangelo di Luca capitolo 8
COME si cerca sulla Bibbia la citazione?
** Si cerca il libro citato nell'ordine in cui è sistemato nella Bibbia.
** Si cerca il numero di capitolo e di versetto.
Ogni pagina della bibbia riporta accanto al testo i numeri dei capitoli e prima di ogni versetto il numero di riferimento. Le pagine della Bibbia poi a due a due riportano in alto a sinistra il titolo del libro e il numero di capitolo e di versetto con cui iniziano e in alto a destra il titolo del libro e il numero di capitolo e di versetto con cui finiscono.




martedì 25 novembre 2014

Un nuovo regno e nuovi dominatori

La riforma religiosa
Nel 538 a.C., Ciro il Grande di Persia conquistò Babilonia ed il suo impero. Ciro emise quindi un proclama che garantiva la libertà religiosa alle nazioni soggiogate (tra cui i Giudei). Secondo la Bibbia ebraica 50'000 Giudei, guidati da Zerubabele, tornarono a Giuda e ricostruirono il Tempio. Un secondo gruppo di 5'000, guidati da Esdra e Neemia, tornò a Giuda nel 456 a.C..
Esdra e Neemia sono i due principali personaggi della ricostruzione della comunità giudaica dopo l’esilio babilonese.



Esdra era un sacerdote e, al contempo, scriba, cioé era una persona esperta nella legge mosaica ere. Tuttavia il titolo di scriba, a lui attribuito, equivale anche a quello di segretario, consigliere, carica che, con molta probabilità, Esdra ebbe presso il re di Persia Artaserse I. Questo sovrano, nel 458 a.C., diede il permesso ad Esdra di ritornare nel paese di Giuda e di recarsi a Gerusalemme con un gruppo di esuli, per restaurare nella sua integrità l’osservanza della legge e, di conseguenza, l’alleanza con Dio.



Neemia era il coppiere o governatore del re Artaserse I, possedeva forte personalità, grande coraggio, dedizione verso la preghiera. A Neemia si deve la direzione e la restaurazione edilizia e sociale della nazione.


I libri di Esdra e Neemia, assieme ai due libri delle Cronache, raccontano l’opera di Esdra e Neemia per la restaurazione materiale, morale e religiosa di Gerusalemme e della nuova comunità d’Israele ritornata dall’esilio. Sotto la loro guida si assiste anche alla ricostruzione del Tempio.


Dai macedoni ai romani
Nel 333 a.C. l'Imperatore macedone, Alessandro Magno, sconfisse i Persiani e conquistò la Persia.. Dopo la morte di Alessandro, i suoi generali continuarono a combattere sul il territorio che aveva conquistato. Nel II secolo a.C., Antioco IV tentò di sradicare l'Ebraismo a favore della religione Ellenistica. Questo provocò nel 174–135 a.C. La rivolta Maccabea guidata da Giuda Maccabeo. I Libri dei Maccabei descrivono la rivolta e la fine della dominazione greca.

Subito dopo, la sali al trono d'Israele la dinastia degli Asmonei.
Nel 63 a. C. le legioni romane, sotto la guida di Pompeo, entrarono in Gerusalemme: per il perdurare delle guerre civili e per motivi politici Roma preferì però non governare direttamente.
Nel 48 a.C. Pompeo è ucciso in Egitto.
Nella lotta per il potere Cesare rimase il vincitore.
Rinnovò i diritti già attribuiti alla comunità cultuale di Gerusalemme, accanto all’ufficio del sommo sacerdote pone il procuratore della regione, che tutela gli interessi dell’impero romano.
La libertà di culto è assicurata anche a tutte le comunità giudaiche dell’impero.
Il giudaismo viene a trovarsi sotto la protezione di Roma nel 47 a. C. per decisone di Giulio Cesare fu nominato il primo procuratore: Antipatro.
Questi era un Idumeneo (un popolo della regione) il quale però si era convertito all'ebraismo: tuttavia è chiaro che si trattava di una conversione di opportunità politica e comunque era considerato uno straniero che governava in nome di stranieri: pertanto egli e tutta la sua dinastia ebbero sempre la opposizione implacabile dalla parte più intransigente dei Giudei che avrebbero desiderato un membro della famiglia nazionale degli Asmonei che invece naturalmente non erano graditi a Roma.
Ai suoi figli affidò l’amministrazione della Giudea (Fasael) e della Galilea (Erode).


L'attesa del Messia
La parola Messia è un termine di derivazione ebraica (mashiach) che significa "unto" e corrisponde al greco "Cristos".
Nell'Antico Testamento l'unzione veniva conferita a persone che dovevano rivestire ruoli particolari come il re, il profeta, il sacerdote. Con l'esilio babilonese (587-538 a.C.) venne ad instaurarsi la speranza in Israele di un Messia Re che Dio avrebbe mandato a risollevare le sorti di Israele ogniqualvolta vi fosse una situazione di pericolo e definitivamente negli ultimi tempi, Messia che il cristianesimo identifica con Cristo, della stirpe di Davide, secondo le antiche promesse.
Gesù, di fatto, si qualifica Messia, ma non già secondo le aspettative della sua contemporaneità, nella quale particolari tendenze nazionalistiche mettevano in risalto la necessità di un Messia politico in grado di liberare Israele dal dominio dell'impero Romano, piuttosto le attese messianiche si compiono in lui attraverso la Passione e la morte di croce che sono tappe necessarie alla resurrezione per la salvezza dell'uomo.




mercoledì 19 novembre 2014

Divisione e dispersione

La divisione del regno

Dopo la morte di Salomone, attorno al 933 a.C.: le tribù del nord contestarono l'autorità di Roboamo, successore di Salomone, e si organizzarono nel Regno d'Israele, con capitale Samaria, retto da Geroboamo, mentre quelle del sud costituirono il Regno di Giuda, con capitale Gerusalemme, governato dalla dinastia davidica.

  

La storia dei due regni, secondo il racconto biblico, fu costellata da episodi di corruzione, di dispotismo e di idolatria.
Proprio per questo motivo, in questo periodo, cominciarono a parlare, come voce del Dio vivente che non si lascia manovrare dai potenti, i profeti.
Nella Bibbia la funzione del "profeta", più che di predire, è di ammonire il popolo di Israele che si è allontanato dal suo Dio. Il profeta, quindi, è l'uomo di Dio: animato dal suo Spirito, ha una parola da rivolgere al re e al popolo d'Israele da parte di JHWH. Egli esprime il giudizio di Dio sul loro agire. Se Israele e il re sono stati infedeli agli impegni dell'alleanza, la parola del profeta rivela il loro peccato e preannunzia il castigo e la correzzione; se invece il popolo ha già scontato la pena, gli annunzia la prossima liberazione.
La Bibbia ebraica contiene nella sua seconda sezione 36 libri riferiti ai profeti, detti Nevìim. Tradizionalmente si distinguono fra di essi i quattro "profeti maggiori" (Isaia, Geremia, Ezechiele e Daniele) e i dodici "profeti minori" (Osea, Gioele, Amos, Abdia,Giona, Michea, Naum, Abacuc, Sofonia, Aggeo, Zaccaria e Malachia).
http://www.bing.com/videos/search?q=geremia+il+profeta&FORM=HDRSC3#view=detail&mid=E4A6E4C766F8236DBD68E4A6E4C766F8236DBD68


Le dominazioni straniere

I due Regni così divisi e indeboliti non resistettero a lungo all'espansione delle grandi potenze straniere che si contendevano il dominio del Vicino Oriente. Dovettero così subire un susseguirsi di dominazioni straniere che li privarono della piena libertà.
La prima potenza che minacciò i due regni fu l'Assiria. Gli Assiri conquistarono Il regno del nord (Israele) e inviarono la maggior parte della popolazione in esilio, causando così la dispersione di dieci tribù d'Israele.
Sempre secondo la Bibbia, solo nella tribù di Giuda (regno del sud) era sopravvissuto il culto di YHWH, dopo la distruzione del Regno del Nord ad opera degli Assiri.
Più di cent'anni dopo, anche il Regno del Sud fu invaso dai Babilonesi che deportarono a loro volta la popolazione in Babilonia.
La deportazione dell'élite dei Giudei è avvenuta in tre momenti.
La prima si verificò al tempo di Ioiakìm (597 a.C.) a seguito della sconfitta del Regno di Giuda a causa dei Babilonesi; il Tempio di Gerusalemme fu parzialmente distrutto ed alcuni cittadini, scelti tra i più importanti, furono esiliati.
Undici anni più tardi (587 a.C.) dopo una rivolta contro l'impero al tempo del regno di Sedecia, la città di Gerusalemme fu completamente rasa al suolo e vi fu una nuova deportazione. Termina così il Regno Di Giuda.
Infine, cinque anni più tardi, sempre secondo il libro di Geremia, un terzo esilio completò i precedenti. Va però tenuto presente che a Babilonia fu deportata l'élite religiosa, politica ed economica, e non la popolazione rurale, che rimase, sia al Nord che al Sud.



Il periodo dell'esilio

Il periodo dell'Esilio fu di importanza fondamentale per la religione ebraica. Privati del culto del Tempio, ormai distrutto, i sacerdoti giudei e gli intellettuali deportati assieme ad essi elaborarono una versione della loro religione (meno legata al rituale del culto e maggiormente legata ai valori interiori e spirituali) molto innovativa, tale da permetterle di sopravvivere alla catastrofe ed anzi da uscirne rafforzata.
Lontano dalla propria terra a Israele non è più possibile sacrificare nel Tempio, perciò imparò una nuova forma per relazionarsi con Dio e cioè: l'ascolto della Parola di Dio e la preghiera che si svolgevano incontrandosi nella Singoga
La Sinagoga è l'istituzione più importante della vita religiosa e civile degli ebrei. In ebraico si chiama BETH HAKENESSET, la casa di riunione ed è il luogo in cui gli ebrei si riuniscono per studiare, pregare e stare insieme.
La struttura architettonica dell'edificio è singolare.
L'esterno riflette, molto spesso, la situazione della religione ebraica nei confronti delle altre religioni (vi è la tendenza, infatti, a mimetizzare l'edificio con le altre case circostanti); l'interno, a pianta rettangolare, è caratteristico per la sua assenza completa di raffigurazioni umane e per la presenza del matroneo, il posto di preghiera per le donne.
Le costanti della sinagoga sono: l'Arca Santa (armadio dove sono i rotoli della Torah), il podio per la lettura della Torah e per la recita della preghiera. La lampada, accesa perennemente, ricorda la lampada del Tempio e la presenza dei rotoli della Legge."





Il ritorno e la diaspora

Dopo la presa di Babilonia da parte dei Persiani, Ciro il Grande diede ai Giudei il permesso di ritornare nel loro paese di origine (539 a.C.) e di ricostruirvi il Tempio di Gerusalemme (515); si dice che più di quarantamila approfittarono del permesso. Ma i libri biblici testimoniano anche che molti restarono a Babilonia: essi costituiranno il primo nucleo della Diaspora.
I Persiani avevano una concezione politica differente rispetto a quella dei Babilonesi e degli Assiri nell'amministrazione dei territori vinti: essi facevano governare la popolazione locale da persone del luogo.
Diaspora è un termine di origine greca (letteralmente spargimento dei semi) che descrive la migrazione di un intero popolo costretto ad abbandonare la propria terra per disperdersi in diverse parti del mondo.
Spesso viene riferito alla storia ebraica e alla dispersione cui furono costretti gli ebrei la prima volta nel 587 quando il regno di giuda fu conquistato dai Babilonesi, e poi a partire dal 135 d.C. a causa della persecuzione cominciata sotto l'imperatore Adriano (dopo che Tito nel 70 d.C. aveva distrutto il tempio di Gerusalemme).


venerdì 14 novembre 2014

Dalla Terra Promessa al regno

Nella terra di Canaan
Dopo varie vicissitudini il popolo d'Israele giunse a Kades. In quel luogo il popolo si lamentò presso Mosè e Aronne per la mancanza d'acqua. I due profeti si recarono presso la Dimora e chiesero consiglio al Signore, ricevendo da lui l'ordine, di colpire con il proprio bastone una roccia, come avevano già fatto presso Refidim. Mosè e Aronne fecero come era stato loro ordinato ma dalla pietra non uscì inizialmente acqua. Intimoriti da questo insuccesso ripeterono l'azione e riuscirono nell'intento. Avendo dubitato di Dio furono entrambi puniti: non avrebbero mai posto piede nella terra promessa.

Essendo giunto il momento di entrare nella Terra Promessa, Mosè nominò Giosuè quale suo successore e prima di lasciare per sempre il suo popolo. Dopo aver benedetto le tribù d'Israele Mosè salì, dalle steppe di Moab, sul monte Nebo e da lassù poté guardare la Terra Promessa, senza potervi entrare a causa della sua mancanza di fede alle acque di Meriba.


Giosuè, figlio di Nun, della Tibù di Efraim, succedette a Mosè come capo degli Israeliti. Guidò le dodici tribù ebraiche nelle prime conquiste in terra di Palestina (o terra di Canaan o terra Santa) dopo l'uscita dall'Egitto.
Giosuè nato in Egitto al tempo della schiavitù degli Ebrei, partecipa all'uscita dall'Egitto degli Ebrei; si distingue come comandante militare quando le tribù ebraiche sono attaccate dagli Amaleciti a Refidim.
Assiste Mosè e lo accompagna un tratto nella salita al Monte Sinai dove Mosè riceve le tavole dei dieci comandamenti.
Le gesta di questo condottiero sono narrate nella Bibbia nel libro di Giosuè.
Il primo ostacolo all'ingresso della tera promessa è il fiume Giordano. Giosuè fa avanzare l'Arca dell'alleanza portata dai sacerdoti davanti al popolo. Il fiume arresta miracolosamente il suo scorrere e permette l'attraversamento dei conquistatori israeliti, in un modo simile all'episodio del mar Rosso. Giosuè erige un monumento di dodici pietre sulla riva ovest a Galgala.
Dopo essere entrati nella terra promessa il popolo d'Israele si davanti la città di Gerico con le sue mura e accade che, sotto il comando di Giosuè, questo baluardo cade miracolosamente dopo che i sacerdoti hanno girato sette volte per sette giorni attorno alla città suonando lo Shofar . Le mura della città cadono miracolosamente e la città viene conquistata e rasa al suolo.


Lo shofar è un piccolo corno dimontone utilizzato come trumento musicale. Viene ancora utilizzato oggi durante alcune funzioni ebraiche.



In seguito Giosuè conquista Ai e Gabaon.
Le conquiste continuano per molti anni.
Dopo la conquista della quasi totalità del paese di Canaan, Giosuè amministra l'insediamento delle dodici tribù e la divisione del territorio.
Dopo la morte di Giosuè inizia per il popolo ebraico il periodo dei Giudici.


L'epoca dei giudici
Nella Bibbia il “Libro dei Giudicii Giudici presentati come governanti e capi militari, civili e spirituali ispirati da Dio in determinate occasioni per liberare una o più tribù Israelitiche dalla minaccia delle popolazioni vicine oppure per guidare gli Israeliti in guerra. Tuttavia i giudici in questione non erano sempre dei leader religiosamente devoti o degli statisti eccezionali, ma più che altro eroi locali. La loro governanza sull'antico stato d'Israele è durata all'incirca dal 1150 a.C. fino al 1025 a.C., cioè fino all'elezione del primo Re d'Israele, Saul.
Accanto a queste figure di stampo militare, il libro racconta anche dei giudici responsabili dell’ordinaria amministrazione e della vita legislativa all’interno delle varie tribù, i cosiddetti giudici minori.
Quindi , dopo la conquista di Canaan da parte di Giosuè, le tribù d'Israele avevano formato una debole confederazione che erano guidata da questi giudici.
A partire dal Libro dei Giudici può essere costruita la seguente lista di giudici: Otiniel, Eud, Samgar, Debora Barac,Gedeone, Abimelech di Sichem Tola, Iair, Ibsan. Elon, Abdon, Sansone.
http://www.bing.com/videos/search?q=sansone&FORM=HDRSC3#view=detail&mid=4D3F57F497E940DB95F04D3F57F497E940DB95F0

Il regno
Con Regno di Israele i può intendere: il regno formatosi, secondo quanto dice l'Antico Testamento attorno al 1030 a.C. Che ebbe come sovrani Saul, Davide e Salomone.
Saul è, primo re del Regno di Israele (1079-1007 a.C.). Era figlio di Chis e apparteneva alla tribù di Beniamino.
Secondo la narrazione del Libro di Samuele, Saul si era recato da Samuele a Ramah per consultarlo, e il sacerdote lo unse segretamente come Re, per ispirazione di “ YHWH”.
L'unzione nella tradizione biblica consisteva nel versare sulla testa di un eletto dell'olio consacrato. Essa era riservata ai re ed ai sacerdoti e tra questi, in particolare, al sommo sacerdote.
Poco dopo, Samuele radunò l'assemblea del popolo di Israele a Mizpa, dove Saul fu estratto a sorte come Re. In séguito Saul condusse una campagna militare vittoriosa contro gli Ammoniti, confermandosi così nel favore popolare e nella carica. Nella successiva guerra contro i Filistei, Saul, con la propria condotta aggressiva, disgustò l'anziano Samuele, che si allontanò da lui. La guerra fu vinta per l'audace imboscata di Gionata, figlio prediletto del Re, contro il campo filisteo.
Nella successiva guerra contro gli amaliciti, Saul si rifiutò di obbedire al comando di Samuele di distruggere completamente la popolazione. Secondo la narrazione del libro di Samuele, questa disobbedienza spinse Samuele stesso a rimuovere l'unzione di re da Saul, a smettere di esserne consigliere e a ungere segretamente, come nuovo i re, Davede. Tuttavia Saul continuò a regnare e la successione non avvenne che diversi anni dopo.
Davide giunse a corte come arpista per alleviare le sofferenze del re, che, dopo la perdita dell'unzione regale, si sentiva perseguitato da uno spirito malvagio.
Nella successiva guerra contro i Filistei, lo spirito di Samuele predisse a Saul la sconfitta degli israeliti, ma egli mosse ugualmente Gelboe, dove venne duramente sconfitto e perse la vita assieme a tre dei suoi figli, incluso Gionata. La narrazione biblica ne descrive il suicidio nelle ultime fasi dello scontro.


Davide era uno dei figli di Iesse, ed è prorio tra questi figli che Dio mandò il profeta Samuele a Betlemme a cercare un nuovo re di Israele. Quest’ultimo fece passare sette dei suoi figli davanti a Samuele ma nessuno di loro era il prescelto. Allora Samuele gli chiese se ne aveva altri e Iesse rispose che il più giovane, Davide, fulvo di capelli e di bell'aspetto, era al pascolo con le pecore.
Quando gli fu portato davanti, Dio disse a Samuele: «Alzati, ungilo, perché è lui».



Come già detto precedentemente Saul, dopo essere stato ripudiato da Dio, era oppresso da uno spirito cattivo. Uno dei suoi servi gli suggerì di far venire un citarista, Davide, che con il suono della sua arpa avrebbe lenito le sue sofferenze. Saul si affezionò a Davide, facendolo diventare suo scudiero.
L'episodio biblico più famoso riguardante Davide è quello dello scontro con Golia, il gigante filisteo che terrorizzava gli ebrei, sfidandoli a duello.
Golia era uno spaventoso gigante e guerriero filisteo armato con una corazza. Per quaranta giorni, Golia sfidò l’esercito di Israele, nell'attesa che quest’ultimo scegliesse chi tra loro doveva affrontarlo: il vincitore avrebbe permesso al suo popolo di sottomettere quello del perdente.
A Davide fu chiesto dal padre di recarsi dai fratelli che si trovavano nell'accampamento, per portare del cibo e informarsi delle loro condizioni. Mentre si trovava nell'accampamento, Davide ascoltò l'ennesima sfida di Golia e si offrì, davanti a Saul, di affrontarlo. Saul lo vestì con la sua stessa armatura ma Davide, fatti pochi passi, se la tolse non riuscendo a muoversi, e si diresse verso il campo di battaglia con la sua frombola e con cinque pietre lisce che aveva raccolto da un torrente. Golia, vedendo che si trattava di un ragazzo, lo derise. Ma Davide, presa una delle pietre che aveva con sé, la scagliò con la frombola, colpendo il gigante in piena fronte e facendolo crollare a terra morto. Davide si precipitò verso di lui e lo decapitò, utilizzando la spada dello stesso Golia. I filistei si diedero alla fuga ma vennero inseguiti e decimati dagli israeliti.


La vittoria rese Davide famoso presso gli ebrei e gli valse l'amicizia di Gionata, figlio del re Saul. Successivamente Davide avrebbe sposato la figlia del re, Mikal.
Saul, sempre più irritato per la crescente fama di Davide, decise di dargli in sposa la figlia Mikal a patto che uccidesse cento Filistei: così facendo pensava che egli sarebbe andato incontro a morte sicura. Ma Davide superò la prova e prese in sposa Mikal.
Dopo un’altra grande vittoria di Davide contro i filistei, Saul decise di ucciderlo. Così Davide fu costretto alla fuga.
Nel frattempo Davide ebbe altre due mogli:Abigail e Ainoam.
Qualche tempo dopo, Mikal lo criticò perché lui aveva ballato parzialmente nudo durante una processione religiosa, mentre portava l'Arca dell'alleanza a Gerusalemme appena conquistata.
Davide si rifugiò poi nel deserto di En-Ghedi. Saul, ancora una volta, andò alla sua ricerca e si addentrò in una caverna dove Davide era nascosto. Quest’ultimo, senza farsi scorgere, tagliò un lembo del mantello di Saul. Quando il re uscì fuori, Davide lo chiamò e gli fece vedere il lembo del mantello, facendogli capire che, se avesse voluto, lo avrebbe potuto uccidere. Saul gli fu riconoscente e gli chiese di non sterminare la sua stirpe una volta che fosse diventato re di Israele.


Intanto la fine di Saul era vicina. Nella battaglia di Gelboe, gli israeliti furono decimati: a soccombere furono anche Gionata, Abinadab e Malkishuah, figli di Saul. Quest’ultimo, piuttosto che perdere la vita per mano dei filistei, preferì morire gettandosi sulla sua stessa spada e rimanendone trafitto.
Con la fine della dinastia di Saul, tutti gli anziani di Israele si recarono a Ebron e Davide, all'età di 37 anni, fu unto re d'Israele e di Giudea.
Successivamente Davide sconfisse i Gebusei, e conquistò Gerusalemme, e la nominò capitale del suo regno.
Davide portò l'Arca dell'Alleanza a Gerusalemme con l'intento di costruire un tempio. Ma Dio, per bocca del profeta Natan, gli proibì di farlo, dicendo che il tempio sarebbe stato costruito da generazioni future. Fece però un patto con Davide, promettendogli che egli avrebbe stabilito la casa di Davide in eterno: "… e il tuo trono sarà reso stabile per sempre."
Per tutto il suo regno, l'Arca rimase nella tenda innalzata da Davide: da lì sarebbe stata spostata solo dopo la costruzione del tempio di Salomone.
Una sera, mentre passeggiava sulla terrazza reggia, Davide vide una donna bellissima che faceva il bagno: si trattava di Betsabea moglie del suo ufficiale Uria l'Ittitta. La invitò a venire da lui e i due commisero adulterio a seguito del quale venne concepito un bambino.
Intanto l'esercito di Davide, guidato da Joab e tra le cui file figurava anche Uria l'Ittita, era impegnato nell'assedio della città ammonita di Rabbah. Davide richiamò Uria l'Ittita a Gerusalemme, chiedendogli informazioni sull'andamento della guerra e poi gli ordinò di andare a casa: l'intento era quello di far sì che Uria trascorresse la notte con la moglie così da poter mascherare la paternità del bambino che sarebbe nato. Ma Uria disubbidì e dormì fuori la porta del re perché non riteneva giusto godere degli agi di casa mentre gli altri soldati erano impegnati al fronte. Davide allora lo fece mangiare e ubriacare, sempre con la stessa speranza: ma neanche la notte successiva Uria andò a casa sua. L'indomani, Davide scrisse una lettera nella quale chiedeva a Joab che Uria venisse messo in prima linea e lasciato da solo perché andasse incontro a morte sicura: diede quindi la lettera allo stesso Uria perché la recapitasse a Joab.
Uria cadde sotto i colpi degli ammoniti e Betsabea divenne moglie di Davide.


Il profeta Natan lo rimproverò, dicendogli che Dio l'avrebbe punito con la sua stessa colpa, prendendogli tutte le mogli per darle ad altri in pieno giorno. Davide si pentì e allora Natan gli disse che questo non sarebbe più successo ma che il bambino che era stato concepito sarebbe morto.
Il bambino nacque ma si ammalò subito. Per sette giorni Davide digiunò, sperando, invano, nella sua salvezza: il settimo giorno il bambino morì. Allora Davide si cambiò e mangiò: a chi gli chiedeva come mai lo faceva proprio ora che il bambino era morto egli disse che non aveva più senso digiunare tanto il piccolo non sarebbe più ritornato. Andò poi a consolare Betsabea e quindi passò la notte con lei: sarebbe così stato concepito Salomone, futuro re d'Israele.
Assalonne era il terzo figlio di Davide.
Qualche tempo dopo, Assalonne chiese al padre il permesso di andare ad Ebron, ma una volta arrivato lì si proclamò re. Davide allora decise di fuggire da Gerusalemme con il suo popolo rifugiandosi oltre il fiume Giordano.
Assalonne entrò in Gerusalemme e organizzo un forte esercito per combattere il padre Davide.
Nella foresta di Efraim si scatenò una feroce battaglia nella quale l'esercito di Assalonne venne sterminato. Quest'ultimo, cavalcando un mulo, rimase sospeso in aria, con la testa impigliata tra i rami di una quercia: Joab, uno dei tre capi nominati da Davide per la battaglia, conficcò tre freccie nel petto di Assalonne, che venne poi finito da dieci scudieri.


Quando Davide venne a sapere della morte di Assalonne provò grande dolore: «Figlio mio! Assalonne figlio mio, figlio mio Assalonne! Fossi morto io invece di te, Assalonne, figlio mio, figlio mio!».
Davide venne riconfermato re e tornò a Gerusalemme.
Davide morì e fu sepolto nella città di Davide, dopo aver regnato per quarant'anni su Israele, succeduto da Salomone.
Salomone è stato il terzo re d'Israele e durante la sua reggenza venne costrui il Tempio.
Il punto di snodo del regno di Salomone fu la richiesta a Dio di dargli il discernimento, necessario secondo lui per governare un popolo. Dopo questo fatto la sua potenza e ricchezza divennero leggendarie.
Alla metà del X secolo a.C., iniziò la costruzione del Tempio che terminò in circa sette anni. Questo dato è importante per capire la grandezza di Salomone.

http://www.bing.com/videos/search?q=+il+tempio+di+Salomone&qs=n&form=QBVR&pq=il+tempio+di+salomone&sc=3-18&sp=-1&sk=#view=detail&mid=D72839638A5664CA5C81D72839638A5664CA5C81
Come ogni altro re di quel periodo, Salomone prese a circondarsi di mogli, sia per motivi politici (poteva così stringere alleanze con i popoli vicini), sia per dimostrare il proprio potere. Ma per questa via attuò anche una decadenza spirituale all'interno di Israele, dato che ogni nuova moglie adorava diverse divinità, e anche Salomone prese ad adorarli.
Il fatto portò alla decisione divina di dividere il regno in due parti, ma solo dopo la morte di Salomone
Un'altro episodio celebre fu quello di due donne che si presentarono da Salomone: ciascuna aveva partorito un figlio a pochi giorni di distanza l'uno dall'altro ed entrambe dormivano nella stessa casa. Una notte accadde che uno dei due bambini morì e sua madre, secondo l'accusa, aveva scambiato il figlio morto con quello vivo dell'altra donna mentre questa dormiva. Salomone, dopo aver ascoltato le due donne sostenere più volte le loro tesi, fece portare una spada e ordinò che il bambino vivente fosse tagliato a metà per darne una parte a ciascuna di esse.
Allora la vera madre lo supplicò di consegnare il bimbo all'altra donna, pur di salvarlo. Salomone capì così che quella era la vera madre e le restituì il bambino. Fu così reso noto a tutti che Salomone era veramente un re buono, santo e di fede.





lunedì 3 novembre 2014

L'esodo e l'alleanza del Sinai

Dalla schiavitù alla liberazione

Sempre secondo il racconto dell'esodo, dopo aver ricevuto l'invito a tornare presso il suo popolo per liberarlo dalla dalla schiavitù, Mosè rientrò in Egitto. Radunati gli anziani d'Israele, ad essi Mosè mostrò i prodigi del Signore e comunicò la sua intenzione di recarsi presso Faraone per chiedere la liberazione del proprio popolo. Recatosi col fratello in presenza del sovrano, chiese il permesso di ritirarsi nel deserto per tre giorni con gli schiavi così da sacrificare al loro Dio e onorarlo. Il faraone, in risposta alle loro richieste, ordinò ai suoi sorveglianti di duplicare il lavoro degli israeliti, facendo loro raccogliere la paglia per fabbricare i mattoni, che fino a poco prima veniva loro concessa dagli egizi stessi.

Oppressi dal maggior gravame, gli israeliti non riuscivano a portare a termine il lavoro, per questo i loro scribi vennero fustigati e percossi; ricevuta la punizione e non avendo ottenuto dal faraone la grazia d'uno sconto, rimproverarono aspramente Mosè e Aronne che avevano causato tutto ciò.
Mosè, su invito divino, si recò nuovamente a corte mostrando in presenza di Faraone e dei suoi ministri il prodigio del bastone tramutato in serpente. Questi, poco meravigliato dall'accaduto, ordinò ai suoi maghi di fare altrettanto, e così avvenne, se non che il bastone degli israeliti divorò quello degli stregoni egizi.

Le dieci piaghe

Prima piaga: Mosè si recò nuovamente dal Faraone quando era ancora mattino e questi si rilassava presso il fiume Nilo. Di fronte a un ennesimo rifiuto del sovrano, Aronne colpì con il proprio bastone le acque del fiume, che si colorarono di rosso sangue: i pesci morirono, e il Nilo divenne fetido tanto che gli egizi non poterono più attingere acqua da esso. I maghi di Faraone riuscirono però a compiere lo stesso prodigio e il sovrano tornò nel proprio palazzo senza dare ascolto a Mosè. Gli egizi scavarono dei pozzi nei dintorni del Nilo per attingere acqua da bere; la siccità durò sette giorni.


Seconda piaga: Aronne colpì dunque con il proprio bastone i fiumi, i canali e gli stagni d'Egitto e da essi cominciarono a uscire rane in numero infinito che si riversarono sulle case del faraone e dei suoi sudditi. I maghi riuscirono a compiere lo stesso prodigio. Il sovrano, spaventato, chiese a Mosè di far smettere tale piaga ma non appena questa fu scongiurata si ostinò e non diede ascolto alle parole del profeta.



Terza piaga: su ordine del Signore, Aronne percosse la polvere ed essa si mutò in zanzare che infestarono tutto il paese d'Egitto. I maghi questa volta non riuscirono nel loro intento ed essi stessi chiesero pietà a Faraone poiché riconobbero in quei prodigi la mano di Dio. Il sovrano rimase però saldo nelle proprie convinzioni.


Quarta piaga : il Signore mandò allora contro gli egizi una miriade di mosconi che invase le loro abitazioni. Il faraone, terrorizzato da tale evento, chiese perdono a Mosè e ad Aronne e ordinò loro di sacrificare in onore di Dio. I due però si rifiutarono perché durante le loro celebrazioni sarebbero stati uccisi alcuni animali sacri agli egizi. Faraone permise loro di allontanarsi dall'Egitto per tre giorni. Non appena i mosconi sparirono il tiranno ordinò ai suoi soldati di ricondurre in schiavitù gli israeliti.


Quinta piaga: di fronte a questa ennesimo rifiuto, una pestilenza decimò i cavalli, gli asini, i cammelli, gli armenti e le greggi degli egizi. Il bestiame degli israeliti invece sopravvisse.


Sesta piaga: Aronne e Mosè tornarono dal faraone portando fra le mani della fuliggine di fornace. Di fronte agli occhi del sovrano essi la gettarono in aria e questa produsse ulcere purulente sugli egizi e sulle bestie rimaste in vita. I maghi questa volta non riuscirono neppure a presentarsi di fronte a Faraone.


Settima piaga: poi la grandine si riversò sull'Egitto, sradicando gli alberi e le piante, uccidendo schiavi e bestiame. Anche questa volta il faraone si pentì per il suo comportamento ma, non appena la piaga fu scongiurata, continuò a percuotere gli schiavi israeliti. Il lino e l'orzo erano stati distrutti dalla grandine ma il grano e la spelta (un cereale molto antico) erano ancora integri.



Ottava piaga: Mosè e Aronne si recarono ancora da Faraone ma questi non voleva ascoltarli. Essi allora rivelarono gli ordini del Signore: questi avrebbe mandato, con un forte vento d'oriente, una miriade di cavallette che avrebbero divorato ciò che la grandine non aveva distrutto. Faraone spaventato ordinò loro di partire, lasciando però in Egitto le donne e i bambini ma Mosè non acconsentì e venne quindi cacciato dal palazzo reale. Il giorno dopo le cavallette distrussero ogni raccolto.



Nona piaga: Mosè stese dunque il bastone verso il cielo e, per tre giorni, il paese d'Egitto venne oscurato e le tenebre erano talmente dense che nessuno riusciva a muoversi. Faraone fece chiamare Mosè ed Aronne e ordinò loro di partire, lasciando però in Egitto il proprio bestiame. I due profeti non acconsentirono e il sovrano furibondo cacciò via Mosè minacciando di ucciderlo.


Decima piagaMosè riceve istruzioni da Dio, e si reca per l'ultima volta dal faraone, avvertendo che sarebbero morti tutti i primogeniti d'Egitto, dal figlio del faraone ai figli degli schiavi e del bestiame, ma nessuno sarebbe morto in Israele, e che dopo di ciò sarebbero stati gli stessi Egiziani a scacciare gli Israeliti.   Il Signore ordinò infine a Mosè di preparare il popolo per un lungo viaggio. Comandò inoltre di commemorare quel giorno nei secoli a venire attraverso la festa della Pesach (Pasqua).




Il passaggio del Mar Rosso.

Il Signore disse a Mosè: « Questo mese sarà per voi il primo mese dell'anno. Parlate a tutta la comunità di Israele e dite: Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. Se la famiglia fosse troppo piccola per consumare un agnello, si assocerà al suo vicino, al più prossimo della casa, secondo il numero delle persone; calcolerete come dovrà essere l'agnello, secondo quanto ciascuno può mangiarne. Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell'anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre e lo serberete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l'assemblea della comunità d'Israele lo immolerà al tramonto. Preso un po' del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull'architrave delle case, in cui lo dovranno mangiare » (Esodo 12, 2-8).

Non appena l'angelo della morte, sceso sulla terra d'Egitto, avrebbe visto quel sangue d'agnello sarebbe passato avanti, riconoscendo in essa una casa israelita. Gli ebrei si radunarono nelle proprie abitazioni per festeggiare la festa della liberazione. Sulle loro tavole la carne d'agnello, il pane della fretta non lievitato, le erbe amare, a simboleggiare la sofferenza della schiavitù. Mentre questi cenavano, a mezzanotte la piaga si abbatté sugli egizi, ogni primogenito morì dal primogenito di Faraone al primogenito di ogni suo servo. Il sovrano, addolorato dalla morte del figlio, ordinò agli ebrei di andar via e, per accelerare la loro partenza, li rifornì di oro e d'argento.
Partiti da Pi-Ramses, gli israeliti portavano con loro le spoglie di Giuseppe perché potessero riposare nella terra promessa come era stato promesso al patriarca prima della morte. Mosè, su indicazione divina, decise di non prendere la via più breve, seguendo la costa del Mar mediterraneo, poiché munita di fortini egizi. Continuò a proseguire per la via del deserto, verso il Mar dei Giunchi (tradizionalmente e forse erroneamente identificato col Mar Rosso). Secondo il libro dell'Esodo, Dio guidava il suo popolo, di giorno come una colonna di nube, di notte come una colonna di fuoco, per illuminare loro il passaggio.



Faraone intanto si pentì di aver lasciato partire gli israeliti, e così anche i suoi ministri. Fece dunque preparare il proprio cocchio, si armò e radunò i propri soldati. Prese seicento carri da guerra fra i migliori con il terzo uomo sopra ciascuno di essi e raggiunse gli israeliti mentre essi si trovavano accampati presso il mare. Il profeta, incoraggiando il suo popolo, chiese soccorso al Signore e in quello stesso istante la colonna di fuoco, che guidava gli israeliti, si frappose fra loro e gli egizi, fermando così la carica di questi ultimi.
Mosè stese dunque il bastone sul mare e, in quello che forse è fra i racconti leggendari più famosi della Bibbia, le acque si divisero, formando così un muro a destra e a sinistra, con l'asciutto nel mezzo. Gli israeliti poterono così oltrepassare il mare e giungere all'altra riva, mentre gli egizi li inseguivano sui propri carri, finendo sommersi quando essi furono al sicuro. Non ci fu nessun superstite fra gli egizi.

La pasqua ebraica
Pesach (parola ebraica tradotta lett. in lingua italiana con "passaggio") è la festa più importante per gli Ebrei.
Nella notte che precedette l'ultima piaga,quella della morte dei primogeniti, il Signore Dio annunciò al popolo di Israele, che sarebbe stato liberato dalla schiavitù in in Egitto; Egli dice: "In questa notte io passerò attraverso l'Egitto e colpirò a morte ogni primogenito egiziano, sia fra le genti che tra il bestiame."
Tramite Mosè Dio ordina al popolo di Israele di marcare gli stipiti delle loro porte con del sangue di agnello cosicché: "Io vedrò il sangue e passerò oltre, colpirò invece con il mio castigo l'intero Egitto e a voi non succederà niente"; inoltre, l'agnello immolato, doveva poi essere mangiato prima della partenza per la libertà.
Dalla frase "passerò oltre" trae origine appunto la parola Pesach a cui corrisponde il termine italiano Pasqua.
Quel pasto, sempre su invito del Signore, divenne un memoriale celebrato da allora ogni anno da tutto il popolo d'Israele.




Il Seder pasquale o celebrazione della pasqua ebraica

Durante le celebrazione della pasqua ebraica si usa consumare la cena seguendo un ordine particolare di cibi e preghiere che prende il nome di seder, parola che in ebraico significa per l'appunto ordine, durante il quale si narra l'intera storia del conflitto con il faraone, delle 10 piaghe e della fuga finale seguendo l'Haggadah di Pesach.
La celebrazione è colma di gesti visibili ed elementi necessari soprattutto perché i bambini possano osservare ed apprendere.
La lettura dell'Haggadah di Pesach, infatti, inizia con un ricordo, un brano in lingua aramaica; poi i bambini chiedono agli adulti quale sia il significato di Pesach. Gli si risponde, si narrano gli eventi relativi all'uscita dall'Egitto, si analizzano i diversi tipi di ebrei: il figlio saggio rappresenta l'ebreo osservante. Il figlio malvagio è invece l'ebreo che sospetta "per male" e rifiuta la sua eredità e la religione ebraica, le sue radici. Il figlio difficile si riconosce nell'ebreo indifferente. Il giovane o semplice, invece, colui che non conosce della propria cultura e tradizione "a sufficienza" per poter prendere parte alla discussione non sapendo quindi come domandare.Durante il seder vengono utilizzate 3 matzot (pane azzimo) che vengono tenute coperte da un panno e scoperte durante la lettura di alcuni brani. All'inizio della cena viene spezzata in due pezzi la matzot di mezzo: una parte viene conservata sotto la tovaglia per poi essere mangiata dai partecipanti al termine della cena e talvolta conservandone un pezzettino bene avvolto in carta come buon augurio.
I bambini vengono coinvolti molto nel seder, attraverso brani a loro dedicati, immagini e quant'altro.
Durante la cerimonia un piatto, detto piatto del Seder, è di solito decorato ed ha dipinti tutti i principali simboli della festa. Al centro vi sono poste le tre già citate Matzot per ricordare la concitata e precipitosa fuga dall'Egitto. Attorno, nell'ordine, vi sono: le erbe amare che rappresenta la durezza della schiavitù; una zampa arrostita di capretto, che rappresenta l'agnello pasquale che gli ebrei sacrificarono nella notte della morte dei primogeniti egiziani; un uovo sodo , in ricordo del lutto per la distruzione del Tempio; infine una sorta di marmellata preparata con mele, datteri, mandorle, prugne, noci e, spesso, vino, che rappresenta la malta usata dagli ebrei durante la schiavitù per la costruzione delle città di Pit'om e Ramses.
Nel corso del seder vi è obbligo di bere quattro bicchieri di vino, secondo alcuni cinque. Inoltre vengono cantati brani biblici cantati e si termina, di solito, con canti tradizionali.
Terminato il pasto, successivo alla prima parte del Seder, si consumano i bicchieri di vino restanti con la recitazione dellabenedizione dopo il pasto, e il canto del'Hallel.
Hallel : è una preghiera ebraica che comporta la recitazione fedele dei Salmi dal 113 al 118  per lodare e ringraziare il Signore per le meraviglie compiute.




Nel deserto

Tre giorni dopo il passaggio nel Mar Rosso , Mosè ordinò di accamparsi presso la località di Mara essendosi esaurite le scorte d'acqua, lì però non fu possibile attingerne poiché era amara da bere. Mosè, su ordine divino, gettò sulla superficie del lago un arbusto miracoloso che ne rese bevibili le acque.
Il popolo, già stanco del duro cammino, si lamentò presso Mosè poiché erano finite anche le provviste di cibo. Il Signore, pietoso nei confronti degli israeliti, ordinò al profeta di annunciare che presto avrebbero trovato di che sfamarsi. Quella sera stessa uno stormo di quaglie, condotto lì da un forte vento, si fermò presso l'accampamento, divenendo facile preda per gli israeliti, che il mattino dopo, invece, trovarono sparsi per il campo piccoli chicchi di una strana sostanza resinosa, dal sapore di focaccia al miele. Mosè denominò quel cibo, Man hu (Manna), che significa cos'è?. Ordinò inoltre agli israeliti di raccoglierne in brocche, ogni famiglia secondo il proprio bisogno; ogni giorno avrebbero raccolto quel cibo, solo il sesto giorno dovevano prenderne in quantità doppia poiché il sabato era giorno di riposo ed era proibito lavorare. Coloro i quali, avendo temuto di non ricevere ciò che era stato promesso, raccolsero più cibo di quanto fosse necessario a sfamarsi per un giorno, vi trovarono dentro dei vermi.

Allo stesso modo, non appena le riserve d'acqua furono terminate, il Signore ordinò a Mosè, nella località di Refidim, di andare su di un monte e ordinare alla roccia di sgorgare. Mosè tuttavia colpì due volte la roccia col suo bastone. Non appena la roccia venne battuta dalla verga del profeta, da essa sgorgò tutta l'acqua necessaria per gli israeliti. Quel luogo venne chiamato Massa e Meriba che significa prova e protesta.

Mentre erano ancora accampati in quella località, gli Israeliti vennero attaccati dai beduini Amaleciti. Mosè incaricò dunque Giosuè, suo futuro successore, di organizzare la difesa mentre lui sarebbe salito su un'altura lì vicina con Aronne e Cur per seguire i combattimenti dall'alto. Ogni volta che Mosè pregava, alzando le braccia e tenendo il bastone puntato verso il cielo, Israele vinceva mentre quando lo abbassava, perdeva. I combattimenti si prolungarono e il profeta riuscì a stento e grazie all'aiuto di Aronne e Cur a tenere le braccia alzate, permettendo così a Giosuè di vincere la battaglia e sconfiggere gli.
Gli israeliti giunsero infine, dopo tre mesi di cammino, ai piedi del monte Sinai dove si accamparono.
Su comando divino Mosè salì sulle pendici del monte Sinaie ricevette l'ordine di preparare il popolo poiché il Signore voleva mostrarsi loro e comunicare il suo volere. Dopo tre giorni di purificazione, gli israeliti videro tuoni e lampi scendere sul monte, che divenne come una fornace spaventati indietreggiarono e fu solo Mosè ad avanzare e a ricevere per bocca di Dio la legge dei dieci comandamenti.
Terrorizzati, gli israeliti supplicarono Mosè di salire verso il monte poiché essi avevano timore di morire per la paura. Il profeta obbedì ed entrò nella nube, scalando le pendici del Sinai, dove rimase per quaranta giorni e quaranta notti, accompagnato dal solo Giosuè, suo fedele collaboratore, che lo seguiva da lontano. Lì egli ricevette la legge, scritta su due tavole di pietra dal dito di Dio.A valle intanto il popolo d'Israele, credendo che Mosè fosse morto, implorò Aronne, che aveva preso il comando in assenza del fratello, di costruire per loro un idolo affinché li guidasse verso la Terra promessa. Venne così forgiato un vitello d'oro al quale gli israeliti sacrificarono e attorno al quale fecero bagordi. Sceso dal monte il profeta si accese d'ira, distrusse l'idolo e rimproverò aspramente Aronne che aveva tolto loro ogni freno.
Poi ritorno di nuovo sul monte Sinai per ricevere nuovamente la legge dal Signore.


L'arca dell'alleanza
Seguendo le prescrizioni ricevute sul Sinai, Mosè convocò i maggiori artisti del popolo d'Israele e ordinò loro di costruire una tenda, denominata Dimora, nella quale conservare le tavole della legge, deposte nella famosa Arca dell'alleanza, e poter celebrare sacrifici e pratiche rituali per mano del sacerdozio, capitanato da Aronne e dai suoi figli, nonché da tutta la tribù di Levi, che fu incaricata di occuparsi della sorveglianza e della cura della Dimora.


L'Arca dell'alleanza era una cassa di legno di acacia rivestita d'oro all'interno e all'esterno, con un coperchio d'oro puro sul quale erano collocate due statue di cherubini anch'esse d'oro, con le ali spiegate. Le dimensioni erano di circa 110×66×66 cm. Ai lati erano fissate con quattro anelli d'oro due stanghe di legno dorato, per le quali l'arca veniva sollevata quando la si trasportava.
All'interno della cassa erano conservati un vaso d'oro contenente la manna, la verga di Aronne e le Tavole della Legge.
Secondo la tradizione l'arca veniva trasportata coperta da un telo di pelle di tasso coperto da un ulteriore telo di stoffa turchino e, quando il popolo ebraico si fermava, veniva posta nella "Tenda del convegno" senza che venisse mai esposta al pubblico, se non in casi eccezionali.