lunedì 3 novembre 2014

L'esodo e l'alleanza del Sinai

Dalla schiavitù alla liberazione

Sempre secondo il racconto dell'esodo, dopo aver ricevuto l'invito a tornare presso il suo popolo per liberarlo dalla dalla schiavitù, Mosè rientrò in Egitto. Radunati gli anziani d'Israele, ad essi Mosè mostrò i prodigi del Signore e comunicò la sua intenzione di recarsi presso Faraone per chiedere la liberazione del proprio popolo. Recatosi col fratello in presenza del sovrano, chiese il permesso di ritirarsi nel deserto per tre giorni con gli schiavi così da sacrificare al loro Dio e onorarlo. Il faraone, in risposta alle loro richieste, ordinò ai suoi sorveglianti di duplicare il lavoro degli israeliti, facendo loro raccogliere la paglia per fabbricare i mattoni, che fino a poco prima veniva loro concessa dagli egizi stessi.

Oppressi dal maggior gravame, gli israeliti non riuscivano a portare a termine il lavoro, per questo i loro scribi vennero fustigati e percossi; ricevuta la punizione e non avendo ottenuto dal faraone la grazia d'uno sconto, rimproverarono aspramente Mosè e Aronne che avevano causato tutto ciò.
Mosè, su invito divino, si recò nuovamente a corte mostrando in presenza di Faraone e dei suoi ministri il prodigio del bastone tramutato in serpente. Questi, poco meravigliato dall'accaduto, ordinò ai suoi maghi di fare altrettanto, e così avvenne, se non che il bastone degli israeliti divorò quello degli stregoni egizi.

Le dieci piaghe

Prima piaga: Mosè si recò nuovamente dal Faraone quando era ancora mattino e questi si rilassava presso il fiume Nilo. Di fronte a un ennesimo rifiuto del sovrano, Aronne colpì con il proprio bastone le acque del fiume, che si colorarono di rosso sangue: i pesci morirono, e il Nilo divenne fetido tanto che gli egizi non poterono più attingere acqua da esso. I maghi di Faraone riuscirono però a compiere lo stesso prodigio e il sovrano tornò nel proprio palazzo senza dare ascolto a Mosè. Gli egizi scavarono dei pozzi nei dintorni del Nilo per attingere acqua da bere; la siccità durò sette giorni.


Seconda piaga: Aronne colpì dunque con il proprio bastone i fiumi, i canali e gli stagni d'Egitto e da essi cominciarono a uscire rane in numero infinito che si riversarono sulle case del faraone e dei suoi sudditi. I maghi riuscirono a compiere lo stesso prodigio. Il sovrano, spaventato, chiese a Mosè di far smettere tale piaga ma non appena questa fu scongiurata si ostinò e non diede ascolto alle parole del profeta.



Terza piaga: su ordine del Signore, Aronne percosse la polvere ed essa si mutò in zanzare che infestarono tutto il paese d'Egitto. I maghi questa volta non riuscirono nel loro intento ed essi stessi chiesero pietà a Faraone poiché riconobbero in quei prodigi la mano di Dio. Il sovrano rimase però saldo nelle proprie convinzioni.


Quarta piaga : il Signore mandò allora contro gli egizi una miriade di mosconi che invase le loro abitazioni. Il faraone, terrorizzato da tale evento, chiese perdono a Mosè e ad Aronne e ordinò loro di sacrificare in onore di Dio. I due però si rifiutarono perché durante le loro celebrazioni sarebbero stati uccisi alcuni animali sacri agli egizi. Faraone permise loro di allontanarsi dall'Egitto per tre giorni. Non appena i mosconi sparirono il tiranno ordinò ai suoi soldati di ricondurre in schiavitù gli israeliti.


Quinta piaga: di fronte a questa ennesimo rifiuto, una pestilenza decimò i cavalli, gli asini, i cammelli, gli armenti e le greggi degli egizi. Il bestiame degli israeliti invece sopravvisse.


Sesta piaga: Aronne e Mosè tornarono dal faraone portando fra le mani della fuliggine di fornace. Di fronte agli occhi del sovrano essi la gettarono in aria e questa produsse ulcere purulente sugli egizi e sulle bestie rimaste in vita. I maghi questa volta non riuscirono neppure a presentarsi di fronte a Faraone.


Settima piaga: poi la grandine si riversò sull'Egitto, sradicando gli alberi e le piante, uccidendo schiavi e bestiame. Anche questa volta il faraone si pentì per il suo comportamento ma, non appena la piaga fu scongiurata, continuò a percuotere gli schiavi israeliti. Il lino e l'orzo erano stati distrutti dalla grandine ma il grano e la spelta (un cereale molto antico) erano ancora integri.



Ottava piaga: Mosè e Aronne si recarono ancora da Faraone ma questi non voleva ascoltarli. Essi allora rivelarono gli ordini del Signore: questi avrebbe mandato, con un forte vento d'oriente, una miriade di cavallette che avrebbero divorato ciò che la grandine non aveva distrutto. Faraone spaventato ordinò loro di partire, lasciando però in Egitto le donne e i bambini ma Mosè non acconsentì e venne quindi cacciato dal palazzo reale. Il giorno dopo le cavallette distrussero ogni raccolto.



Nona piaga: Mosè stese dunque il bastone verso il cielo e, per tre giorni, il paese d'Egitto venne oscurato e le tenebre erano talmente dense che nessuno riusciva a muoversi. Faraone fece chiamare Mosè ed Aronne e ordinò loro di partire, lasciando però in Egitto il proprio bestiame. I due profeti non acconsentirono e il sovrano furibondo cacciò via Mosè minacciando di ucciderlo.


Decima piagaMosè riceve istruzioni da Dio, e si reca per l'ultima volta dal faraone, avvertendo che sarebbero morti tutti i primogeniti d'Egitto, dal figlio del faraone ai figli degli schiavi e del bestiame, ma nessuno sarebbe morto in Israele, e che dopo di ciò sarebbero stati gli stessi Egiziani a scacciare gli Israeliti.   Il Signore ordinò infine a Mosè di preparare il popolo per un lungo viaggio. Comandò inoltre di commemorare quel giorno nei secoli a venire attraverso la festa della Pesach (Pasqua).




Il passaggio del Mar Rosso.

Il Signore disse a Mosè: « Questo mese sarà per voi il primo mese dell'anno. Parlate a tutta la comunità di Israele e dite: Il dieci di questo mese ciascuno si procuri un agnello per famiglia, un agnello per casa. Se la famiglia fosse troppo piccola per consumare un agnello, si assocerà al suo vicino, al più prossimo della casa, secondo il numero delle persone; calcolerete come dovrà essere l'agnello, secondo quanto ciascuno può mangiarne. Il vostro agnello sia senza difetto, maschio, nato nell'anno; potrete sceglierlo tra le pecore o tra le capre e lo serberete fino al quattordici di questo mese: allora tutta l'assemblea della comunità d'Israele lo immolerà al tramonto. Preso un po' del suo sangue, lo porranno sui due stipiti e sull'architrave delle case, in cui lo dovranno mangiare » (Esodo 12, 2-8).

Non appena l'angelo della morte, sceso sulla terra d'Egitto, avrebbe visto quel sangue d'agnello sarebbe passato avanti, riconoscendo in essa una casa israelita. Gli ebrei si radunarono nelle proprie abitazioni per festeggiare la festa della liberazione. Sulle loro tavole la carne d'agnello, il pane della fretta non lievitato, le erbe amare, a simboleggiare la sofferenza della schiavitù. Mentre questi cenavano, a mezzanotte la piaga si abbatté sugli egizi, ogni primogenito morì dal primogenito di Faraone al primogenito di ogni suo servo. Il sovrano, addolorato dalla morte del figlio, ordinò agli ebrei di andar via e, per accelerare la loro partenza, li rifornì di oro e d'argento.
Partiti da Pi-Ramses, gli israeliti portavano con loro le spoglie di Giuseppe perché potessero riposare nella terra promessa come era stato promesso al patriarca prima della morte. Mosè, su indicazione divina, decise di non prendere la via più breve, seguendo la costa del Mar mediterraneo, poiché munita di fortini egizi. Continuò a proseguire per la via del deserto, verso il Mar dei Giunchi (tradizionalmente e forse erroneamente identificato col Mar Rosso). Secondo il libro dell'Esodo, Dio guidava il suo popolo, di giorno come una colonna di nube, di notte come una colonna di fuoco, per illuminare loro il passaggio.



Faraone intanto si pentì di aver lasciato partire gli israeliti, e così anche i suoi ministri. Fece dunque preparare il proprio cocchio, si armò e radunò i propri soldati. Prese seicento carri da guerra fra i migliori con il terzo uomo sopra ciascuno di essi e raggiunse gli israeliti mentre essi si trovavano accampati presso il mare. Il profeta, incoraggiando il suo popolo, chiese soccorso al Signore e in quello stesso istante la colonna di fuoco, che guidava gli israeliti, si frappose fra loro e gli egizi, fermando così la carica di questi ultimi.
Mosè stese dunque il bastone sul mare e, in quello che forse è fra i racconti leggendari più famosi della Bibbia, le acque si divisero, formando così un muro a destra e a sinistra, con l'asciutto nel mezzo. Gli israeliti poterono così oltrepassare il mare e giungere all'altra riva, mentre gli egizi li inseguivano sui propri carri, finendo sommersi quando essi furono al sicuro. Non ci fu nessun superstite fra gli egizi.

La pasqua ebraica
Pesach (parola ebraica tradotta lett. in lingua italiana con "passaggio") è la festa più importante per gli Ebrei.
Nella notte che precedette l'ultima piaga,quella della morte dei primogeniti, il Signore Dio annunciò al popolo di Israele, che sarebbe stato liberato dalla schiavitù in in Egitto; Egli dice: "In questa notte io passerò attraverso l'Egitto e colpirò a morte ogni primogenito egiziano, sia fra le genti che tra il bestiame."
Tramite Mosè Dio ordina al popolo di Israele di marcare gli stipiti delle loro porte con del sangue di agnello cosicché: "Io vedrò il sangue e passerò oltre, colpirò invece con il mio castigo l'intero Egitto e a voi non succederà niente"; inoltre, l'agnello immolato, doveva poi essere mangiato prima della partenza per la libertà.
Dalla frase "passerò oltre" trae origine appunto la parola Pesach a cui corrisponde il termine italiano Pasqua.
Quel pasto, sempre su invito del Signore, divenne un memoriale celebrato da allora ogni anno da tutto il popolo d'Israele.




Il Seder pasquale o celebrazione della pasqua ebraica

Durante le celebrazione della pasqua ebraica si usa consumare la cena seguendo un ordine particolare di cibi e preghiere che prende il nome di seder, parola che in ebraico significa per l'appunto ordine, durante il quale si narra l'intera storia del conflitto con il faraone, delle 10 piaghe e della fuga finale seguendo l'Haggadah di Pesach.
La celebrazione è colma di gesti visibili ed elementi necessari soprattutto perché i bambini possano osservare ed apprendere.
La lettura dell'Haggadah di Pesach, infatti, inizia con un ricordo, un brano in lingua aramaica; poi i bambini chiedono agli adulti quale sia il significato di Pesach. Gli si risponde, si narrano gli eventi relativi all'uscita dall'Egitto, si analizzano i diversi tipi di ebrei: il figlio saggio rappresenta l'ebreo osservante. Il figlio malvagio è invece l'ebreo che sospetta "per male" e rifiuta la sua eredità e la religione ebraica, le sue radici. Il figlio difficile si riconosce nell'ebreo indifferente. Il giovane o semplice, invece, colui che non conosce della propria cultura e tradizione "a sufficienza" per poter prendere parte alla discussione non sapendo quindi come domandare.Durante il seder vengono utilizzate 3 matzot (pane azzimo) che vengono tenute coperte da un panno e scoperte durante la lettura di alcuni brani. All'inizio della cena viene spezzata in due pezzi la matzot di mezzo: una parte viene conservata sotto la tovaglia per poi essere mangiata dai partecipanti al termine della cena e talvolta conservandone un pezzettino bene avvolto in carta come buon augurio.
I bambini vengono coinvolti molto nel seder, attraverso brani a loro dedicati, immagini e quant'altro.
Durante la cerimonia un piatto, detto piatto del Seder, è di solito decorato ed ha dipinti tutti i principali simboli della festa. Al centro vi sono poste le tre già citate Matzot per ricordare la concitata e precipitosa fuga dall'Egitto. Attorno, nell'ordine, vi sono: le erbe amare che rappresenta la durezza della schiavitù; una zampa arrostita di capretto, che rappresenta l'agnello pasquale che gli ebrei sacrificarono nella notte della morte dei primogeniti egiziani; un uovo sodo , in ricordo del lutto per la distruzione del Tempio; infine una sorta di marmellata preparata con mele, datteri, mandorle, prugne, noci e, spesso, vino, che rappresenta la malta usata dagli ebrei durante la schiavitù per la costruzione delle città di Pit'om e Ramses.
Nel corso del seder vi è obbligo di bere quattro bicchieri di vino, secondo alcuni cinque. Inoltre vengono cantati brani biblici cantati e si termina, di solito, con canti tradizionali.
Terminato il pasto, successivo alla prima parte del Seder, si consumano i bicchieri di vino restanti con la recitazione dellabenedizione dopo il pasto, e il canto del'Hallel.
Hallel : è una preghiera ebraica che comporta la recitazione fedele dei Salmi dal 113 al 118  per lodare e ringraziare il Signore per le meraviglie compiute.




Nel deserto

Tre giorni dopo il passaggio nel Mar Rosso , Mosè ordinò di accamparsi presso la località di Mara essendosi esaurite le scorte d'acqua, lì però non fu possibile attingerne poiché era amara da bere. Mosè, su ordine divino, gettò sulla superficie del lago un arbusto miracoloso che ne rese bevibili le acque.
Il popolo, già stanco del duro cammino, si lamentò presso Mosè poiché erano finite anche le provviste di cibo. Il Signore, pietoso nei confronti degli israeliti, ordinò al profeta di annunciare che presto avrebbero trovato di che sfamarsi. Quella sera stessa uno stormo di quaglie, condotto lì da un forte vento, si fermò presso l'accampamento, divenendo facile preda per gli israeliti, che il mattino dopo, invece, trovarono sparsi per il campo piccoli chicchi di una strana sostanza resinosa, dal sapore di focaccia al miele. Mosè denominò quel cibo, Man hu (Manna), che significa cos'è?. Ordinò inoltre agli israeliti di raccoglierne in brocche, ogni famiglia secondo il proprio bisogno; ogni giorno avrebbero raccolto quel cibo, solo il sesto giorno dovevano prenderne in quantità doppia poiché il sabato era giorno di riposo ed era proibito lavorare. Coloro i quali, avendo temuto di non ricevere ciò che era stato promesso, raccolsero più cibo di quanto fosse necessario a sfamarsi per un giorno, vi trovarono dentro dei vermi.

Allo stesso modo, non appena le riserve d'acqua furono terminate, il Signore ordinò a Mosè, nella località di Refidim, di andare su di un monte e ordinare alla roccia di sgorgare. Mosè tuttavia colpì due volte la roccia col suo bastone. Non appena la roccia venne battuta dalla verga del profeta, da essa sgorgò tutta l'acqua necessaria per gli israeliti. Quel luogo venne chiamato Massa e Meriba che significa prova e protesta.

Mentre erano ancora accampati in quella località, gli Israeliti vennero attaccati dai beduini Amaleciti. Mosè incaricò dunque Giosuè, suo futuro successore, di organizzare la difesa mentre lui sarebbe salito su un'altura lì vicina con Aronne e Cur per seguire i combattimenti dall'alto. Ogni volta che Mosè pregava, alzando le braccia e tenendo il bastone puntato verso il cielo, Israele vinceva mentre quando lo abbassava, perdeva. I combattimenti si prolungarono e il profeta riuscì a stento e grazie all'aiuto di Aronne e Cur a tenere le braccia alzate, permettendo così a Giosuè di vincere la battaglia e sconfiggere gli.
Gli israeliti giunsero infine, dopo tre mesi di cammino, ai piedi del monte Sinai dove si accamparono.
Su comando divino Mosè salì sulle pendici del monte Sinaie ricevette l'ordine di preparare il popolo poiché il Signore voleva mostrarsi loro e comunicare il suo volere. Dopo tre giorni di purificazione, gli israeliti videro tuoni e lampi scendere sul monte, che divenne come una fornace spaventati indietreggiarono e fu solo Mosè ad avanzare e a ricevere per bocca di Dio la legge dei dieci comandamenti.
Terrorizzati, gli israeliti supplicarono Mosè di salire verso il monte poiché essi avevano timore di morire per la paura. Il profeta obbedì ed entrò nella nube, scalando le pendici del Sinai, dove rimase per quaranta giorni e quaranta notti, accompagnato dal solo Giosuè, suo fedele collaboratore, che lo seguiva da lontano. Lì egli ricevette la legge, scritta su due tavole di pietra dal dito di Dio.A valle intanto il popolo d'Israele, credendo che Mosè fosse morto, implorò Aronne, che aveva preso il comando in assenza del fratello, di costruire per loro un idolo affinché li guidasse verso la Terra promessa. Venne così forgiato un vitello d'oro al quale gli israeliti sacrificarono e attorno al quale fecero bagordi. Sceso dal monte il profeta si accese d'ira, distrusse l'idolo e rimproverò aspramente Aronne che aveva tolto loro ogni freno.
Poi ritorno di nuovo sul monte Sinai per ricevere nuovamente la legge dal Signore.


L'arca dell'alleanza
Seguendo le prescrizioni ricevute sul Sinai, Mosè convocò i maggiori artisti del popolo d'Israele e ordinò loro di costruire una tenda, denominata Dimora, nella quale conservare le tavole della legge, deposte nella famosa Arca dell'alleanza, e poter celebrare sacrifici e pratiche rituali per mano del sacerdozio, capitanato da Aronne e dai suoi figli, nonché da tutta la tribù di Levi, che fu incaricata di occuparsi della sorveglianza e della cura della Dimora.


L'Arca dell'alleanza era una cassa di legno di acacia rivestita d'oro all'interno e all'esterno, con un coperchio d'oro puro sul quale erano collocate due statue di cherubini anch'esse d'oro, con le ali spiegate. Le dimensioni erano di circa 110×66×66 cm. Ai lati erano fissate con quattro anelli d'oro due stanghe di legno dorato, per le quali l'arca veniva sollevata quando la si trasportava.
All'interno della cassa erano conservati un vaso d'oro contenente la manna, la verga di Aronne e le Tavole della Legge.
Secondo la tradizione l'arca veniva trasportata coperta da un telo di pelle di tasso coperto da un ulteriore telo di stoffa turchino e, quando il popolo ebraico si fermava, veniva posta nella "Tenda del convegno" senza che venisse mai esposta al pubblico, se non in casi eccezionali.




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