Testi
diversi, autori diversi
La
stesura dei libri della Bibbia ebraica non è legata a un solo autore
nè tanto meno circoscritta, ma riguarda un arco di tempo di quasi un
migliaio di anni ( i testi più antichi risalgono infatti a oltre
1000 anni prima di Cristo).
Il
momento della stesura, soprattutto per l'Antico Testamento, fu
preceduto da un periodo di tempo molto lungo in cui le tradizioni
religiose venivano tramandate oralmente, di generazione in
generazione.
La
Bibbia, quindi, è formata da libri differenti per origine, genere,
composizione, lingua e datazione e sono stati preceduti da una
tradizione orale più o meno lunga e comunque difficile da
identificare.
Oralità e
scrittura
Si definisce tradizione
orale il sistema di trasmissione del patrimonio culturale di in un
gruppo umano esercitato attraverso l'oralità, senza l'utilizzo della
scrittura.
Dalle epoche remote,
durante le quali l'uomo cominciò a comunicare attraverso il
linguaggio, l'oralità è stata sempre il sistema privilegiato di
trasmissione del sapere, essendo il mezzo di comunicazione più
diffuso, rapido ed immediato da usare. La tradizione orale comprende
quindi forme quali narrazioni, miti (in particolare cosmogonie),
canti, frasi, leggende, favole, ecc.
Quindi le storie narrate
dalla Bibbia non furono scritte subito, ma nacquero da esperienze
vissute con Dio e poi raccontate.
Queste emozioni non
furono dimenticate e vennero tramandate oralmente di padre in figlio
per lungo tempo senza dimenticare nulla.
L'espressione "tradizione
orale" indica tutta la storia di un messaggio trasmesso a
parole.
Dopo che gli ebrei si
stabilirono in Egitto per la carestia, vi rimasero per quattrocento
anni, prima erano ospiti, ma poi divennero schiavi degli egiziani.
Dopo essere stati
liberati da Mosè, prima di raggiungere la terra di Canaan, dovettero
superare una difficoltà: quella di diventare una comunità.
Non ci fu solo Mosè come
loro guida, ma anche altri, ad esempio re Davide.
Davide fu anche un ottimo
condottiero che seppe dare anche un'ottima legge e un'amministrazione
fra le tribù ebraiche formando un popolo.
Re Davide cercò di
valorizzare le tradizioni dei diversi clan e delle diverse tribù,
del sud e del nord della loro terra. Durante quel periodo gli Ebrei,
per dimostrare l'importanza della loro identità culturale, vollero
iniziare a scrivere il libro di Dio ricordando il loro passato.
E da ciò iniziò la
tradizione scritta della Bibbia.
Le fasi
della stesura
Il
consolidamento in forma scritta del testo biblico avvenne attraverso
successivi rimaneggiamenti, aggiunte, interpretazioni, fusioni con
altri testi.
I
momenti saliente della stesura del Tanak
furono tre:
- il primo fu durante il regno di re Salomone(X sec. a.C.), il quale comprese che per consolidare il proprio potere avrebbe dovuto favorire il formarsi di una cultura omogenea nel suo popolo, recentemente giunto all'unità politica e amministrativa. Vennero così stilate le prime redazioni delle storie delle varie tribù, collegate tra loro da un filo comune: aveva inizio la storiografia ufficiale del Regno unitario;
- il secondo momento fu durante il regno di Giosia, re di Giuda, (VII sec. a.C.), il quale si trovò ad accogliere nel proprio territorio i profughi del Regno del Nord in seguito all'invasione assira. Egli tentò dunque di amalgamare le culture e le tradizioni dei due Regni, di Israele e di Giuda;
- il terzo, infine, fu il periodo in cui Esdra e Neemia (V-VI sec. a.C.) lavorarono alla redazione definitiva dei primi cinque libri e di tutta la Bibbia, ovvero degli scritti esistenti fino a quel momento.
- da un lato vennero continuamente usati, quindi trascritti senza che si verificasse un'interruzione nella trasmissione;
- dell'altro si esercitò un forte controllo sulla fedeltà dei testi trascritti al testo originale.
Le lingue della Bibbia
Le
lingue usate per scrivere i libri dell'Antico Testamento furono
tre:,ebraico, aramaico e greco.
La lingua
ebraica
In
questa lingua sono stati scritto ben 42 libri (su 46) dell’Antico
Testamento: I restanti quattro (Tobia, 2° libro dei Maccabei,
Siracide, Sapienza) li possediamo in greco, ma forse la maggior parte
di essi fu composto in ebraico visti i frammenti ebraici trovati a
Qumran, sulla riva occidentale del Mar Morto. La lingua appartiene al
ceppo semitico insieme all’aramaico e all’arabo e prende il nome
da «Eber», un antenato del patriarca Abramo (Gn10,21).
La
lingua era parlata in Palestina già al tempo della migrazione di
Abramo dalla Mesopotamia (sec. 18°) e qui fu adottata dai patriarchi
e dal popolo ebreo che le dettero il loro nome. Per oltre un
millennio essa continuò ad accompagnare il popolo di Dio durante la
permanenza in Egitto, nel ritorno in Palestina, durante il periodo
dei Giudici e della Monarchia, accompagnando la vita quotidiana dei
due regno, quello di Giuda e quello di Israele. Fu la lingua che
parlarono le più antiche tradizioni orali dei patriarchi e della
loro tribù.
Durante
l’esilio babilonese, nel 6° sec. a.C., gli ebrei adottarono, nel
linguaggio quotidiano, la lingua dei babilonesi e dei persiano,
l’aramaico, divenuta ormai lingua internazionale in tutto il medio
oriente. Ma l’ebraico rimase la lingua letteraria e liturgica,
nelle scuole, nel Tempio, nelle sinagoghe, e in alcuni circoli
religiosi, come la comunità di Qumran, dove quasi tutti gli scritti
furono copiati e composti nella lingua tradizionale. I libri della
Bibbia continuarono ad esser composti, copiati e letti in ebraico
classico o biblico. Nelle sinagoghe, al tempo di Gesù, la Scrittura
si leggeva negli originali ebraici, anche se la gente comune non la
capiva più. Dopo la lettura ufficiale, il testo veniva allora
tradotto oralmente in aramaico, per renderlo comprensibile agli
ascoltatori.
La lingua aramaica
Era
la lingua degli «aramei», un’antica popolazione nomade
proveniente dal deserto siriaco, che nel 12° secolo invase la
Mesopotamia (Iraq), la Siria, la Palestina e il Libano fino alla
Turchia. Nel 740 a.C. divenne lingua ufficiale dell’impero Assiro,
poi, nel 600 a.C. di quello Babilonese e, nel 500 divenne la lingua
del grande impero Persiano e quindi lingua internazionale. Da allora
si diffuse in Palestina è fu la lingua parlata da Gesù.
La lingua
greca
Si
tratta di un dialetto greco, chiamato Koiné (che significa lingua
comune) parlato nel bacino del Mediterraneo fin dalla morte di
Alessandro Magno (323 a.C.), un antenato del greco moderno parlato
oggi in Grecia. In questo dialetto,parlato ormai in tutto il bacino
del Mediterraneo, circa nel 200 a.C. fu tradotta la Bibbia ebraica,
ad Alessandria d’Egitto, per gli ebrei di lingua greca. La
traduzione fu chiamata «Versione dei Settanta» (LXX), perché,
secondo una tradizione leggendaria contenuta nella Lettera di
Aristea, sarebbe stata fatta in contemporanea da settanta traduttori
inviati, insieme al testo ebraico, da Gerusalemme.
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